
M.D.
numero 29, 12 ottobre 2005
Contrappunto
Prestazioni diagnostiche sotto controllo Asl
di Giuseppe Belleri - Medico di medicina generale, Flero (BS)
Visto laumento vertiginoso verificatosi nel nostro
Paese, in futuro è probabile che le prescrizioni diagnostiche
ambulatoriali saranno soggette a monitoraggio e report da parte
delle Asl, come già accade in Lombardia
Ci
si è già soffermati sui criteri di lettura dei
report sulla spesa farmaceutica inviati dalle Asl ai Mmg (M.D.
2005, 26: 4-6). Da qualche tempo, grazie a sistemi informativi
sempre più capillari, sono oggetto di reportistica altre
voci della spesa sanitaria come i ricoveri ordinari e i consumi
di alcune categorie di assistiti. Per il futuro è probabile
che anche le prescrizioni diagnostiche ambulatoriali (accertamenti
radiologici, esami bioumorali, ecc.) saranno sottoposte a monitoraggio
e report.
Un esempio dalla Lombardia
In Lombardia, per esempio, è attivo dal 1999 un sistema
centralizzato di rilevazione dei volumi e dei costi delle prestazioni
di diagnostica per immagini e di laboratorio, che consente una
fotografia annuale dellandamento del settore su tutto
il territorio o Asl per Asl. I macrodati disponibili riguardano
le prestazioni a maggiore impatto economico (TAC encefalo e
addome, RMN encefalo e colonna, eco addome e MOC) e coprono
un periodo quadriennale, dal 1999 al 2002, sufficiente per mettere
in risalto il trend delle prescrizioni. Nel quadriennio considerato,
per esempio, le ecografie addominali sono passate da 170.000
a 347.000 e le risonanze magnetiche da 37.000 a 135.000. Un
caso particolare è quello delle TAC dellencefalo
che, dopo un primo aumento nel biennio 2000-2001, ha registrato
un decremento per tornare quasi ai livelli del 1999. Allo stesso
tempo però la RMN dellencefalo ha avuto unimpennata
di richieste, quasi doppie rispetto alle TAC. Infine gli esami
di laboratorio sono passati da 70.640 a 84.505, con una crescita
del 20% circa.
Questi dati rivelano un incremento di prestazioni, talora quasi
esponenziale, che appare poco giustificato in quanto non accompagnato
da un analogo andamento dellepidemiologia; va da sé
che agli occhi dei decisori regionali il trend delle prescrizioni
si mostra preoccupante, nonché la spia di un possibile
problema di appropriatezza prescrittiva. Forse non è
estranea al fenomeno la politica di accreditamento della Regione,
tra le più aperte al mercato e alla competizione tra
gli erogatori per lallargamento dellofferta e il
contenimento delle liste di prenotazione. Anche se il fenomeno
non sembra definitivamente rientrato, mediamente nella Regione
Lombardia i tempi di attesa appaiono meno vistosi rispetto ad
altre zone, con la sola eccezione dellarea metropolitana
milanese.
Le possibili spiegazioni di un tale boom sono varie. Per esempio,
secondo Faustino Boioli, direttore di Dipartimento dellAzienda
Ospedaliera Fatebenefratelli di Milano, si possono individuare
quattro determinanti:
-
la
disponibilità di sempre più sofisticate tecnologie
biomediche, che attraverso leffetto novità
tendono a far esplodere le prestazioni;
-
le
maggiori aspettative di tutela della salute e le conseguenti
richieste di prestazioni da parte degli assistiti;
-
lautotutela
dei medici dal rischio di malapratica, alimentata in modo
distorto dalla medicina difensiva o della paura;
-
la
debolezza del controllore-generatore di prestazioni, cioè
il Mmg, che subisce le conseguenze del suo isolamento e le
logiche ricattatorie degli assistiti.
I
posti letto
Questi macrodati acquistano un ulteriore significato se confrontati
con quelli relativi ai posti letto ospedalieri: seppur con un
andamento meno vistoso, questo parametro è stato progressivamente
ridimensionato in tutta la Regione. Dal 1996 al 2003 infatti i
posti letto sono passati da 47.884 a 46.091, avvicinandosi allo
standard nazionale di 5 ogni 1.000 abitanti e di conseguenza il
tasso di ospedalizzazione si è ridotto da 158.19 a 141.70.
Tra i due fenomeni ci potrebbe essere una correlazione, nel senso
che un certo numero di prestazioni diagnostiche, in precedenza
eseguite durante la degenza, potrebbero essere state deviate in
regime ambulatoriale, per lindisponibilità di posti
letto, o a livello di Pronto soccorso proprio per evitare laccesso
dellassistito al nosocomio.
Leconomia sanitaria
Un principio generale delleconomia sanitaria, coniato da
M. Roemer, recita: built bed is a filled bed, ovvero
ogni posto letto ospedaliero finisce per essere occupato
da un paziente. Va da sé che i posti letto eliminati
non possono essere occupati e una riduzione dellofferta
si riflette gioco forza sulla domanda, nel senso di una sua proporzionale
contrazione. È quanto avvenuto anche in Lombardia con la
riduzione dei posti letto, nel periodo in cui invece si assisteva
allespansione delle prestazioni ambulatoriali. Le due opposte
evenienze erano prevedibili e previste dalla teoria economica;
infatti secondo leconomista Antonio Brenna linduzione
delle prestazioni da parte degli erogatori è da imputare
alla capacità dei medici di influenzare il volume
della domanda di servizi sanitari offerti (da loro stessi o da
loro colleghi) espressa dai pazienti, grazie al ruolo di
agenti della conversione del bisogno soggettivo in prestazioni
medico-sanitarie.
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