M.D. numero 29, 12 ottobre 2005

Clinica
Aspetti diagnostici e terapeutici delle rinosinusiti batteriche
di Massimo Bisconcin - Medico di medicina generale, Quarto d’Altino (VE), Dipartimento di Ricerca AIMEF

La diagnosi di rinosinusite è fondamentalmente clinica e gestibile nello studio di medicina generale. Alla luce dei dati di letteratura, l’approccio terapeutico deve però essere orientato con maggiore prudenza verso un impiego indiscriminato di antibiotici

Di fronte al paziente affetto da infezione rinosinusitica, la prescrizione di antibiotici continua ad essere verosimilmente una sorta di dogma terapeutico, consolidato da anni di pratica quotidiana.
Un medico pratico, con minimo spirito critico e acuto senso di osservazione, sicuramente ha avuto l’opportunità di accorgersi che non tutte le rinosinusiti trattate con antibiotici hanno avuto la stessa evoluzione e, probabilmente, si è posto il sospetto che talvolta il trattamento antibiotico si poteva evitare.
Sebbene sia opinione corrente che un’affezione di durata superiore ai sette giorni sia di origine batterica, la maggior parte delle rinosinusiti sono ritenute di origine infiammatoria1.

Diagnosi clinica


La diagnosi di rinosinusite è fondamentalmente clinica e fattibile direttamente dal medico di famiglia nel suo studio, generalmente senza il ricorso al consulto specialistico: è un’infiammazione o infezione della mucosa dei condotti nasali e almeno uno dei seni paranasali2.
Generalmente sia il medico sia il paziente sono fortemente orientati - il primo a prescrivere, il secondo ad assumere - verso una terapia antibiotica, già in prima battuta, anche con segni di coinvolgimento nasale e paranasale molto precoci e non sicuramente suggestivi di infezione batterica.
Questa tendenza si scontra con un’evidenza medica di tipo A3 (tabella 1), per la quale la maggior parte dei casi di rinosinusite acuta diagnosticata in ambulatorio è causata da infezioni non complicate delle vie aeree superiori4 e quindi non richiederebbe, almeno in prima battuta, alcun trattamento antibiotico.
D’altro canto - questa invece è un’evidenza di tipo B5 - le infezioni rinosinusitiche batteriche o virali sono difficilmente distinguibili sul piano clinico l’una dall’altra e quindi questo induce l’utilizzo precoce di antibiotici.
Ancora, altra evidenza di tipo A è quella che afferma che nella maggiore parte dei casi le rinosinusiti acute giungono a risoluzione completa senza trattamento antibiotico7-11.

Evidenze delle indagini strumentali


La comune pratica clinica implica spesso anche la richiesta abbastanza immediata di una radiografia del cranio per seni paranasali e talvolta anche l’esecuzione di una tomografia computerizzata.
A questo proposito, si segnala che l’esame radiologico non è raccomandato di routine5 e questa affermazione costituisce un’evidenza di tipo B4.
Nel maggio del 2005 la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato un numero contenente le “Linee guida per la diagnostica per immagini”6 nelle quali, a proposito della sinusopatia, la radiografia dei seni viene confermata come evidenza di tipo B (studi sperimentali e osservazionali) e non ne viene consigliata l’esecuzione (la dizione esatta è “indagine non indicata” che sta a significare che ne manca la base logica per l’esecuzione; tuttavia la stessa viene suggerita se dopo dieci giorni la situazione clinica non cambia).
Inoltre, a proposito del segno radiologico relativo all’aumento dello spessore della mucosa, la tabella allegata afferma che questo non è patognomonico di rinosinusite.
Per quanto riguarda la TAC, invece, pur mantenendo l’evidenza di tipo B, ad essa viene assegnata l’indicazione specialistica (cioè riservata ad “indagini complesse e costose che vengono eseguite di norma unicamente su richiesta da parte di medici che dispongono dell’esperienza clinica atta a valutare i risultati dell’indagine e ad agire di conseguenza”).

Criteri sintomatologici e criteri temporali


Una valutazione basata su generali valutazioni cliniche indica che l’eziologia batterica è presente in circa il 50% dei casi12,13.
Una classificazione temporale per la rinosinusite è indicata in tabella 214.
Generalmente il medico di famiglia si trova di fronte a due situazioni: il paziente è un sinusitico cronico e quindi conosciuto, nel qual caso si tratta di una riacutizzazione, oppure il paziente è nuovo a quel tipo di sintomatologia.
In entrambi i casi, il corredo sintomatologico è quello indicato in tabella 3.
La tabella 4 mostra in modo sinottico la correlazione tra sintomi clinici e procedure diagnostiche utilizzate.
La durata della sintomatologia è solitamente usata dai medici quale criterio per distinguere una rinosinusite su base batterica da una su base virale20; infatti, un’infezione da rhinovirus ha una durata media di dieci giorni13, mentre il 60% dei campioni di colture d’aspirato mucoso, ottenuto da pazienti con precedente infezione virale, sono batteriologicamente positivi21.
I batteri più frequentemente implicati sono indicati in tabella 522.
Soprattutto nei pazienti con maggiore sensibilità alle riacutizzazioni, viene riconosciuta una serie di condizioni predisponenti, che sono elencate in tabella 6.

Terapia antibiotica


Alla luce dei dati sopra riportati, è quindi evidente come l’approccio diagnostico e terapeutico alla rinosinusite debba essere orientato con maggiore prudenza verso l’uso indiscriminato e troppo precoce di antibiotici.
È quindi ragionevole attendere almeno sette giorni prima di iniziare a usare un antibatterico in un paziente con segni di infiammazione acuta delle prime vie aeree.
Di converso, qualora la sintomatologia del paziente presentasse un chiaro peggioramento dopo 5-7 giorni, oppure qualora la severità e la durata dei sintomi fossero francamente eccessive, è opportuno considerare la diagnosi di rinosinusite acuta e instaurare un’adeguata terapia antibiotica.
I pazienti senza sintomi severi e di breve durata sono verosimilmente affetti da virosi delle alte vie respiratorie ed è sufficiente l’utilizzo di farmaci sintomatici.


Riflessioni


Il medico di famiglia spesso non ha a disposizione tecnologie e strumenti diagnostici e terapeutici potenti, e questo, unito alle note difficoltà professionali, si ripercuote su un potenziale senso di frustrazione, che talora induce a cercare soluzioni percepite come più facili.
D’altro canto il paziente che soffre di infezione rinosinusitica spesso è un giovane professionalmente attivo e culturalmente propenso all’immediata soluzione di ogni problema.
Solitamente i due partner non hanno quindi troppe resistenze verso l’antibioticoterapia. Il medico crede di evitarsi ulteriori e futuri disturbi, quando non vi sia addirittura un più o meno celato sospetto di malpractice; il paziente ha l’illusione di una pronta guarigione indipendentemente dalla presenza concomitante di fattori predisponesti o favorenti. È verosimile che un’eventuale non prescrizione o prescrizione differita di un antibiotico non sia sostenibile da un medico poco motivato nei confronti del paziente, soprattutto in condizioni di scarsa autostima da parte del medico.
Anche in questo caso, molto frequente (la rinosinusite è una delle dieci cause più comuni di consulto in medicina di famiglia)26 nel quale l’aspetto organicistico sembra essere prevalente su quello relazionale, la preparazione culturale del medico viaggia di pari passo alla sua autorevolezza e autostima.

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