M.D. numero 28, 5 ottobre 2005

Trial
Quale terapia per l’anziano infartuato?
di Sirio Spadano e Livia Tonti

Molti anziani colpiti da infarto miocardico di piccole dimensioni presentano una funzione ventricolare sostanzialmente conservata, pur andando incontro a fenomeni di rimodellamento.
I risultati dello studio PREAMI documentano per questa tipologia di pazienti i benefici del trattamento con l’ACE-inibitore perindopril

La maggior parte dei pazienti ricoverati per infarto miocardico ha un’età superiore a 65 anni. Tuttavia la popolazione anziana colpita da IMA non è stata finora sufficientemente studiata nei trial clinici, e le lacune conoscitive riguardano soprattutto i pazienti che successivamente all’evento acuto presentano una funzionalità ventricolare sinistra conservata. Non è chiaro, per esempio, se il cuore ben funzionante di questi pazienti va incontro al processo di rimodellamento, ovvero a quell’insieme di modificazioni molecolari e cellulari che si verificano come conseguenza dell’insulto ischemico e che determinano la dilatazione del ventricolo sinistro e la progressione verso lo scompenso cardiaco.
I risultati dello studio PREAMI (Perindopril and Remodelling in Elderly with Acute Myocardial Infarction), presentati il mese scorso a Stoccolma durante il congresso della European Society of Cardiology, hanno chiarito alcuni aspetti clinici ancora senza risposta e fornito indicazioni sul tipo di atteggiamento terapeutico da adottare nei pazienti post-infartuati, in particolare anziani, che mantengono una frazione di eiezione ventricolare sinistra normale.

Caratteristiche dello studio


PREAMI è un trial europeo multicentrico condotto con la partecipazione di 109 centri di 5 paesi: Italia, Grecia, Romania, Spagna, Ungheria. Si tratta di uno studio in doppio cieco, randomizzato, a gruppi paralleli, che ha coinvolto 1252 pazienti colpiti da IMA. Il protocollo dello studio prevedeva il reclutamento di pazienti di età „65 anni, che dopo l’iniziale fase di stabilizzazione con i convenzionali trattamenti per la prevenzione secondaria previsti dalle linee guida (ACE-inibitori, betabloccanti, antitrombotici, statine) presentavano una funzione ventricolare normale (frazione di eiezione „40%). Al momento della randomizzazione è stato sospeso il trattamento con ACE-inibitori. 631 pazienti sono stati assegnati al trattamento con perindopril, titolato progressivamente a 8 mg/die, e 621 pazienti sono stati assegnati al gruppo placebo (la sospensione dell’ACE-inibitore nel gruppo placebo non ha comportato problemi etici in quanto le attuali linee guida del post-infarto ne prevedono l’impiego solo nei pazienti con frazione di eiezione inferiore al 40%, ma non quando la funzione ventricolare è conservata). Il periodo di trattamento è stato di un anno.
L’obiettivo primario dello studio PREAMI era di tipo combinato e gli eventi presi in considerazione erano la morte per qualunque causa, l’ospedalizzazione per scompenso cardiaco e il rimodellamento ventricolare sinistro (inteso come un incremento „8% del volume telediastolico del ventricolo sinistro). Le singole componenti dell’endpoint primario, la mortalità da cause cardiovascolari, le ospedalizzazioni per reinfarto o angina, la necessità di interventi di rivascolarizzazione coronarica e il volume ventricolare sinistro e diastolico sono stati valutati come obiettivi secondari.
L’età media dei pazienti reclutati è stata di 73 anni, sensibilmente più elevata rispetto all’età media degli altri grandi trial nel post-infarto, che non supera i 65 anni. PREAMI ha inoltre incluso un’elevata percentuale di donne (35%). Gli infarti registrati sono stati mediamente di piccole dimensioni e non hanno compromesso la funzione ventricolare, che è rimasta più che normale, considerata l’età avanzata dei pazienti (frazione di eiezione media: 59%).
Nonostante l’età elevata dei pazienti il trattamento con perindopril è risultato ben tollerato e nella maggior parte dei casi è stato possibile raggiungere la dose target di 8 mg/die.

Interpretazione dei risultati


Il trattamento con perindopril è risultato associato a una riduzione significativa del 38% dell’endpoint primario combinato di morte, ospedalizzazione per insufficienza cardiaca e rimodellamento cardiaco. Il peso del rimodellamento nella riduzione dell’endpoint primario è stato notevole; questo fenomeno è risultato molto frequente tra i pazienti del gruppo placebo (51.2%), mentre nel gruppo trattato con perindopril questa percentuale scendeva al 27.7%, con una riduzione relativa del rischio pari al 46% (figura 1).
La rilevanza clinica dei risultati dello studio PREAMI è notevole. Lo studio rivela che negli anziani colpiti da IMA il rimodellamento ventricolare è un fenomeno frequente anche in presenza di lesioni necrotiche di piccole dimensioni (nei pazienti giovani con infarti di piccoli dimensioni di solito non si osserva rimodellamento).
Dal momento che il rimodellamento cardiaco, assieme all’età, è il più potente predittore di una prognosi infausta nel post-infarto, assume grande significato clinico la dimostrazione che è possibile ridurre questi eventi attraverso l’impiego di un farmaco come perindopril, che già nello studio EUROPA si era rivelato capace di ridurre significativamente gli eventi cardiovascolari e la mortalità quando somministrato per un lungo periodo a pazienti con coronaropatia stabile.

Ricadute cliniche


L’effetto anti-rimodellamento di perindopril emerso dal PREAMI potrebbe essere uno dei meccanismi in grado di spiegare, almeno in parte, gli effetti benefici di perindopril rilevati nello studio EUROPA. I meccanismi d’azione di perindopril nel ridurre la morbilità e la mortalità del paziente coronaropatico emersi da questo grande studio sono infatti argomento di estremo interesse, non potendo essere giustificati con la semplice azione antipertensiva. Il beneficio è stato infatti molto superiore a quanto ci si sarebbe potuti attendere dalla sola riduzione pressoria, suggerendo l’intervento di altri fattori.
Informazioni aggiuntive in questo senso provengono anche dallo studio PERTINENT (PERindopril Thrombosis, Inflammation, Endothelial Dysfunction and Neurohormonal activation), che ha mostrato come il trattamento per un anno con perindopril sia risultato in grado di aumentare significativamente l’attività e l’espressione della ossido nitrico sintetasi endoteliale (eNOS), di ridurre il tasso di apoptosi e di aumentare i livelli di bradichinina (conseguenza dell’inibizione dell’ACE), cioè meccanismi che tendono a correggere il danno endoteliale, che favorisce e supporta il processo di aterosclerosi e la progressione della malattia cardiovascolare.
I risultati emersi complessivamente dagli studi con perindopril hanno garantito a questo ACE-inibitore l’estensione delle indicazioni anche per la prevenzione degli eventi nei pazienti coronaropatici sia da parte delle autorità regolatorie europee (EMEA: pronuncia del 27 luglio 2005) che statunitensi (FDA: pronuncia del 23 agosto 2005).