Editoriale
I conti pubblici non tornano nemmeno per il
Ssn
Quando il Governo comincia a fare le
prime previsioni sullentità della legge di bilancio,
inizia il tira e molla
tra le forze politiche per tagliare e/o difendere il budget
assegnato alla sanità. La cura che il ministro dellEconomia
Domenico Siniscalco vuole imporre alle casse dello Stato con
la Finanziaria 2006 è drastica: 12,8 miliardi di tagli,
tra i quali oltre sei miliardi di tagli alle spese dello Stato,
tre a carico di Regioni ed Enti locali. Trentasette articoli
abbastanza innovativi sotto la cui scure cadono auto blu, immobili
da dismettere, ma anche gli stipendi dei parlamentari cui verrebbe
imposto un taglio del 10%, per una manovra che sposta, taglia,
investe
e ricolloca ben 21,3 miliardi di euro.
Ma è alla spesa sanitaria che tutti, tra partiti e operatori,
guardano con particolare preoccupazione. Siniscalco ha previsto
di far risparmiare alle casse della salute ben 2,5 miliardi
di euro.
Le Regioni continuano a reclamare 4,5 miliardi di disavanzi
2004 e altrettanti per il 2005. Nessuno dei partiti, già
in clima pre-elettorale, intende assumersi la cattiva pubblicità
di aver provveduto a un ridimensionamento dei fondi sanitari.
Anche il ministro della Salute Francesco Storace e il vice ministro
allEconomia, Giuseppe Vegas, hanno negato che ci saranno
tagli sulla pelle dei cittadini, ma, anzi, rivendicano un aumento
di 3 miliardi di euro. A rigore algebrico i due dicasteri
hanno entrambi ragione: i soldi a disposizione della sanità
per il 2006 cresceranno davvero di 3 miliardi: il Fondo sanitario
nazionale raggiungerebbe i 93 miliardi rispetto ai 90 della
Finanziaria 2005, restando però sotto il fabbisogno stimato.
La spesa 2005 del Ssn, infatti, si sta attestando verso i 95
miliardi, come indicato dal documento di programmazione presentato
a inizio estate. Rimane lincertezza sui fondi a disposizione
dei territori e cè chi, come la Fimmg, mette le
mani avanti. Il Consiglio nazionale del sindacato ha approvato
un documento nel quale chiede che i modelli contrattuali in
discussione nelle trattative regionali per la convenzione nazionale
della medicina generale forniscano risposte reali e durature
ai mandati che lattuale convenzione nazionale affida alle
trattative decentrate, in modo tale da non creare disomogeneità
sul territorio nazionale a danno dei cittadini. Unaspirazione
che si traduce anche in denaro per tutte le Regioni, perché
i loro cittadini conservino pari diritti. Una missione difficile,
visto che il ministro Siniscalco prevede di sborsare tre miliardi
in meno di trasferimenti per Regioni ed Enti locali con un nuovo
patto di stabilità interno. E visto che in cantiere cè
anche il contratto di programma sulla farmaceutica, che dovrebbe
stringere ancor di più i cordoni della borsa. Se lautunno
porterà gelo e carestia lo scopriremo tra qualche settimana.