M.D.
numero 27, 28 settembre 2005
Trial
Novità per lepilessia mioclonica
giovanile
di Claudio Ferrara
Per questa forma di epilessia, spesso sottodiagnosticata,
la terapia deve essere protratta nel tempo, al fine di garantire
periodi di libertà dalle crisi. Nuove indicazioni provengono
da un recente studio clinico con levetiracetam
L'epilessia
mioclonica giovanile (Juvenile myoclonic epilepsy, JME) è
una delle sindromi epilettiche più comuni. Si manifesta
abitualmente tra i 12 e i 18 anni di età, spesso in concomitanza
con la pubertà, e rappresenta il 10% circa di tutti i
casi di epilessia. Il disturbo può essere ereditario
e la distribuzione tra i due sessi appare in generale equivalente.
Ma, soprattutto, una volta apparsa durante ladolescenza,
la JME si configura come un disturbo cronico. Le persone affette
da JME sono soggette a brevi, improvvisi spasmi muscolari (spasmi
mioclonici), che colpiscono principalmente le spalle e le braccia.
Gli spasmi possono essere singoli o ripetuti e interessare uno
solo o entrambi i lati del corpo. Compaiono solitamente poco
dopo il risveglio, e spesso sono favoriti dalla privazione di
sonno. Altri fattori scatenanti possono essere lo stress mentale
o emotivo, una forte concentrazione o un senso di frustrazione.
Molte persone affette da JME sono anche fotosensibili e possono
essere soggette a crisi scatenate da luci lampeggianti, tremolanti
o intermittenti, ad esempio le luci stroboscopiche.
Classificazione e diagnosi
La JME è classificata come un tipo di epilessia generalizzata
idiopatica (Idiopathic Generalised Epilepsy, IGE): le crisi
sono il risultato di attività elettrica eccessiva che
coinvolge lintero cervello, senza cause apparenti. Oltre
alle scosse miocloniche, il 90-95% delle persone affette da
JME soffre anche di crisi generalizzate tonico-cloniche (un
tipo di crisi solitamente caratterizzato da rigidità
muscolare, violente contrazioni muscolari ritmiche e perdita
di coscienza), e circa il 40% soffre di episodi di assenza (breve
interruzione della coscienza). La maggior parte dei casi di
JME, come per altri tipi di IGE, è ereditaria. Le famiglie
colpite mostrano probabilità di avere familiari che presentano
parecchie forme diverse di IGE, inclusa la JME. È stato
identificato un certo numero di possibili mutazioni genetiche
che si ritiene influenzino leccitabilità elettrica
delle cellule nervose e interagiscano con fattori ambientali.
Ma il meccanismo preciso rimane poco chiaro. La presenza di
spasmi mioclonici è essenziale per una diagnosi di JME,
che spesso può poi essere confermata da un EEG che può
mostrare un pattern anomalo dellattività elettrica
del cervello, specie dopo episodi di privazione del sonno. Di
fatto, la JME è sottodiagnosticata, principalmente perché
ai pazienti non vengono rivolte le giuste domande sugli spasmi
mioclonici o sui fattori che possono favorirli. Gli spasmi mioclonici
possono verificarsi anche per anni prima che si presenti un
attacco generalizzato o che episodi di assenza determinino una
valutazione medica con la conseguente diagnosi.
Terapia
Le persone affette da JME dovrebbero innanzitutto essere informate
sui fattori che scatenano gli attacchi (affaticamento, privazione
di sonno, esposizione a luce eccessiva, specie se lampeggiante)
e incoraggiate a dormire in modo regolare. Solitamente la JME
richiede una terapia cronica con antiepilettici: infatti la
sindrome non viene superata con il raggiungimento delletà
adulta. Lobiettivo è pertanto quello di ottenere
lunghi periodi liberi da attacchi, senza eccessivi effetti collaterali.
Un obiettivo particolarmente importante nel caso della JME,
vista letà critica in cui si manifesta
la sindrome, cioè ladolescenza: un periodo in cui
è difficile convincere dellimportanza di una vita
regolare giovani pazienti che spesso preferiscono interrompere
una terapia piuttosto che affrontare la morte sociale
che vedono associata ad alcuni effetti collaterali, ad esempio
laumento di peso causato da alcuni antiepilettici.
Una nuova prospettiva in questo senso è offerta dal levetiracetam.
Al 26° Congresso Internazionale sullEpilessia svoltosi
a Parigi sono stati presentati i risultati di uno studio di
fase III sullimpiego di levetiracetam come terapia aggiuntiva
nel trattamento dellepilessia idiopatica generalizzata
con attacchi mioclonici. 121 pazienti affetti da IGE che avevano
sperimentato crisi miocloniche in almeno otto giornate diverse
durante le otto settimane precedenti lavvio del trial,
e che stavano già assumendo almeno un altro antiepilettico,
sono stati randomizzati al trattamento con levetiracetam (titolato
a 3.000 mg/die) o a placebo per un periodo di 12 settimane.
Al termine dello studio, i pazienti che hanno ottenuto una riduzione
„50% dei giorni con crisi miocloniche, durante il trattamento,
sono stati il 58.3% nel gruppo levetiracetam rispetto al 23.3%
nel gruppo placebo. Nel gruppo levetiracetam 13 pazienti non
hanno mostrato alcuna crisi durante le 12 settimane del periodo
di studio, rispetto a 2 soli tra i pazienti che assumevano il
placebo.
Sulla base di questi studi, lazienda produttrice di levetiracetam,
UCB Pharma, intende richiedere alle autorità di controllo
lestensione delle indicazioni del farmaco anche come terapia
aggiuntiva nel trattamento delle crisi miocloniche in pazienti
dai 12 anni di età in poi ai quali sia stata diagnosticata
una forma di epilessia mioclonica giovanile.
Bibliografia
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