M.D. numero 27, 28 settembre 2005

Riflettori
Prescrizioni indotte: questione sempre attuale
di Giuseppe Belleri - Medico di medicina generale, Flero (BS)

Secondo una recente indagine della Asl di Brescia, quasi il 20% delle prescrizioni di accertamenti da parte dei Mmg sono suggerite dagli specialisti pubblici

Nell’estate del 1991 la Giunta Regionale della Lombardia, dopo lunghe battaglie sindacali, approvava una delibera (DGR n. 5/12317 del 30 luglio 1991 “Atti di indirizzo sulle procedure d’accesso ai servizi sanitari della Regione Lombardia”) che entrava praticamente in vigore nel 1992; essa prescriveva che “lo specialista del servizio pubblico, sia ospedaliero che ambulatoriale, qualora ritenga necessario eseguire ulteriori indagini diagnostiche per rispondere ai quesiti del medico di medicina generale, deve prescriverle direttamente sul proprio ricettario senza alcun intervento del medico curante”. Formalmente ci si proponeva l’obiettivo, a costo zero, di evitare inutili disagi al paziente costretto spesso, in passato, ad estenuanti viaggi di andata e ritorno e relative “code” tra poliambulatori, studi medici, sportelli di Asl, laboratori di analisi ecc. per poter espletare gli accertamenti prescritti. Per ottenere questo encomiabile obiettivo era però necessaria la collaborazione dello specialista pubblico, che non poteva più delegare al Mmg l’atto prescrittivo, ma doveva provvedervi personalmente, prendendosi così temporaneamente in carico il paziente anche con un successivo riesame del caso, una volta eseguiti gli esami necessari all’approfondimento diagnostico. Era questa la finalità per così dire “implicita” della delibera, che doveva indurre nello specialista un cambiamento nel modo di rapportarsi sia al paziente sia al Mmg, nel senso di una sua maggiore responsabilizzazione e di una prestazione più completa.
Giova ricordare che tutte le convenzioni sottoscritte posteriormente al provvedimento lombardo ne recepivano lo spirito, inserendo specifici articoli che ricalcavano quasi alla lettera la delibera di quella Regione.
A distanza di quasi quindici anni, tuttavia, le segnalazioni dei Mmg indicano che in molti casi l’uso del ricettario del Ssn da parte degli specialisti pubblici non è automatico e che, al contrario, sono in gran parte gli stessi medici di famiglia a dover trascrivere gli accertamenti consigliati dai colleghi. Tant’è che recentemente un documento ufficiale dell’Asl di Brescia (www.aslbrescia.it: “Assistenza specialistica ambulatoriale e diagnostica strumentale: indicazioni per la prescrizione”) nel regolare la materia in occasione dell’entrata in vigore del nuovo ricettario del Ssn, ha ribadito che “gli specialisti operanti all’interno delle strutture ospedaliere pubbliche ed equiparate (compresi i medici del Pronto Soccorso) prescrivano direttamente a ciascun paziente inviato dal curante, le prestazioni ritenute necessarie al completamento dell’iter diagnostico utilizzando il nuovo ricettario regionale (fruibile dal cittadino presso qualsiasi struttura accreditata). Tale ricettario viene a sostituire il ricettario interno”.
Per verificare la fondatezza delle lamentele dei medici di famiglia e l’effettiva osservanza delle disposizioni regionali e nazionali, i responsabili distrettuali hanno sollecitato i Mmg di segnalare i comportamenti difformi rispetto a quanto disposto dalla Regione. A tal proposito la tabella 1 riporta le prescrizioni del Mmg suggerite dagli specialisti pubblici e privati, complessive e suddivise per tipologia (con l’esclusione degli esami bioumorali), frutto di un’osservazione durata 6 mesi, dal gennaio a giugno 2005. I dati riguardano una popolazione di 3.000 assistiti, residenti nella periferia della città di Brescia e nei paesi limitrofi, ed hanno quindi una limitata significatività statistica per la scarsa numerosità del campione, parzialmente compensata dal periodo di osservazione semestrale.
Occorre precisare che dal totale delle prescrizioni suggerite dagli specialisti pubblici (786 pari al 19.6% delle 4.003 prescrizioni) e impropriamente trascritte dal Mmg, devono essere sottratte sia le proposte di ricovero (54) sia gli accertamenti suggeriti al termine del ricovero, di un accesso al PS o per il successivo follow-up specialistico e distanza, che restano comunque a carico del generalista, non rientrando nella materia regolata nella delibera regionale (la consulenza specialistica). Pur essendo dati parziali, tuttavia forniscono il polso della situazione, a distanza di quasi quindici anni dalla delibera 12317, e mostrano che una significativa percentuale delle prescrizioni di accertamenti dei Mmg sono suggerite dagli specialisti pubblici, mentre dovrebbero essere prescritte direttamente dagli specialisti stessi.