M.D. numero 27, 28 settembre 2005

Management
Appropriatezza del trattamento di ansia e depressione
di Ferdinando Pellegrino - Psichiatra, Direttore Unità Operativa Salute Mentale Asl Salerno 1, Costa d¹Amalfi

L’allarme lanciato dall’OMS rispetto all’aumento della disabilità legata a patologie mentali pone la necessità di ridefinire un percorso di interventi appropriati in termini di diagnosi e terapia, soprattutto di ansia e depressione, patologie che rimangono sottostimate e sottotrattate

Il superamento dello stigma nei confronti della patologia psichiatrica rimane un obiettivo centrale del Piano sanitario nazionale 2003-2005 (GU n. 139 del 18 giugno 2003), che ha raccolto l’allarme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità rispetto al previsto aumento della disabilità legata a patologie mentali, come la depressione che appare ancora sottodiagnosticata e non trattata in modo appropriato.
Si coglie oggi l’esigenza di ragionare in termini di management dei disturbi psichici per riflettere su tutti gli aspetti di queste problematiche e definire un percorso di interventi appropriati in termini di diagnosi e di terapia. Ciò presuppone l’integrazione tout-court della salute mentale nella medicina e la piena identificazione con i modelli scientifici della evidence based medicine (EBM), esigenza peraltro sancita dal nuovo assetto del Servizio sanitario nazionale.
L’appropriatezza in sanità, intesa come una misura in cui un particolare intervento è efficace e indicato per la persona che lo riceve, rappresenta pertanto un concetto fondamentale della qualità professionale; nessuna forma di accreditamento, istituzionale o professionale, può infatti prescindere da strumenti valutativi dell’appropriatezza degli interventi.
Ma è oggi possibile parlare di interventi appropriati e di qualità all’interno del Servizio sanitario nazionale?
La risposta è sicuramente positiva e riflette la profonda trasformazione, nel processo di aziendalizzazione della sanità, dell’agire professionale in cui la figura del medico integra in sé competenze tecniche, psicologiche e manageriali.

Variabili della gestione clinica e sociale


Nel trattamento di patologie quali l’ansia e la depressione l’interrogativo più frequente riguarda la possibilità di potere gestire tali patologie in modo appropriato; si tratta di quadri clinici tendenzialmente cronici, pervasivi, che in alcuni soggetti possono determinare una riduzione notevole della qualità della vita, fino a quadri in cui è richiesta un’assistenza continuativa, sia a livello domiciliare sia ospedaliero.
In ogni caso le variabili da gestire sono molteplici, spesso complesse e legate a fattori non sempre prevedibili o comunque gestibili (variabili extracliniche).
Si comprende quindi la necessità per il clinico di dovere mediare tra istanze strettamente cliniche (percorso diagnostico e terapeutico, monitoraggio della terapia, ecc) e altre a valenza sociale, come la determinazione di percorsi assistenziali (codificazione per l’esenzione dal ticket, invalidità civile, amministrazione di sostegno), per la definizione di percorsi di qualità; questi possono realizzarsi attraverso gli indicatori di qualità che permettono di quantificare le performance delle varie entità operative, al fine di valutarne i risultati e definire politiche volte a migliorare l’efficacia e l’efficienza dell’agire professionale.

Fasi della gestione del paziente


Da dove iniziare? Come determinare gli indicatori? Quale strategia utilizzare per una migliore qualità assistenziale dei pazienti con disturbi dello spettro ansioso-depressivo?
È possibile delineare da subito una traccia su cui concentrare l’attenzione, analizzando le diverse fasi della presa in carico del paziente, dalla fase diagnostica all’elaborazione di un programma terapeutico personalizzato. Si può quindi partire da alcune considerazioni.
La prima è che l’ansia e la depressione risultano sottodiagnosticate e che vi sono dei margini di inesattezza in termini di diagnosi differenziale, in quanto non sono conosciuti i principali quadri descritti nei sistemi nosografici di riferimento, come la classificazione delle sindromi e dei disturbi psichici e comportamentali (ICD-10). Questa, nonostante sia la classificazione ufficiale del Ministero della Salute (nella versione precedente, l’ICD-9), ha una diffusione limitata ed è scarsamente applicata nella pratica clinica.
Un'altra considerazione deriva da alcuni studi che indicano come la depressione, anche se riconosciuta, non viene trattata adeguatamente e che molte prescrizioni sono inappropriate, come forme di politerapie non razionali, non in linea con la medicina basata sulle evidenze.
L’uso razionale e attentamente valutato dei farmaci va infatti distinto da una politerapia ponderata male; si calcola infatti che la frequenza di una reazione avversa da farmaci (Adverse Drug Reaction, ADR) sia pari al 6% quando vengono assunti due farmaci, del 50% quando vengono assunti 5 farmaci e di circa il 100% quando vengono assunti otto o più farmaci. Ogni anno si calcola che si verificano 106.000 ADR fatali.
Ogniqualvolta sia possibile, la terapia dovrebbe essere semplificata, utilizzando un solo antidepressivo a dosaggi terapeutici, con il vantaggio di avere una minore incidenza di effetti collaterali e una probabile maggiore compliance al trattamento. Oltre che a limitare l’uso associato e non razionale di più antidepressivi, è altrettanto importante limitare a specifiche situazioni cliniche, come la depressione con marcata ansia, con sintomi psicotici o con agitazione, l’uso di benzodiazepine e di antipsicotici in associazione agli antidepressivi.
Altri dati ancora indicano che il monitoraggio nel tempo del paziente non è congruo, che molti pazienti depressi non vengono trattati, che è del tutto insufficiente il rapporto tra i Centri territoriali di salute mentale e il medico di medicina generale, laddove è invece richiesta fattiva collaborazione e integrazione, come dimostrano esperienze consolidate realizzate in alcune realtà italiane.

Importanza del monitoraggio


All’inizio del trattamento con antidepressivi - e successivamente nei tempi prestabiliti e in rapporto alle condizioni cliniche del paziente - è infatti consigliabile effettuare un monitoraggio basale comprensivo dei principali parametri ematochimici (glicemia, emocromo con formula, transaminasi, funzionalità tiroidea, ecc), una visita cardiologica e un ECG.

Dalla casistica personale
Ho avuto modo di osservare recentemente una paziente che presentava un¹importante alterazione dei parametri della funzionalità epatica correlata all¹acido valproico (venivano rilevati valori plasmatici tossici) che non veniva monitorato da oltre due anni (ciò comporta anche responsabilità di tipo medico-legale). Un altro caso testimonia ulteriormente l¹importanza di un monitoraggio dei pazienti in corso di trattamento farmacologico. Si tratta di un paziente che, nonostante fosse in terapia antidepressiva da circa due mesi, mostrava limitati miglioramenti sintomatologici in prevalenza sul versante affettivo. Riferiva di sentirsi più lucido con la mente, più interessato ai problemi quotidiani, più concentrato, tuttavia persisteva una profonda ³debolezza² e ³tensione² che lo poneva in una condizione di persistente abbandono e sofferenza. Un controllo dei principali parametri ematochimici ha evidenziato un innalzamento delle transaminasi di circa due volte i valori normali e un quadro di ipertiroidismo. L¹intervento dell¹endocrinologo, congiuntamente alla terapia antidepressiva, ha consentito in breve tempo una remissione completa del quadro clinico, a testimonianza di come sia indispensabile la gestione congiunta di patologie in comorbidità.

Alcune problematiche emerse di recente dimostrano inoltre quanto sia importante il monitoraggio dei pazienti: l’iponatremia, che può causare quadri clinici caratterizzati da confusione, letargia o convulsioni, nausea e crampi muscolari, è stata descritta in associazione con la maggior parte degli antidepressivi, sebbene sembri essere più frequente con gli SSRI; tale effetto, più frequente negli anziani, sembra essere causato da una sindrome da inappropriata secrezione di ormone antidiuretico.
Molti pazienti in trattamento con litio, con acido valproico o con carbamazepina non eseguono gli esami richiesti (dosaggio plasmatico del farmaco, ECG) nei tempi dovuti.

Punti di criticità


L’inappropriatezza degli interventi, oltre che essere dannosa per il paziente, presenta anche risvolti economici. Il rapporto nazionale su “L’uso dei farmaci in Italia” evidenzia che vi è “una scarsa aderenza alle raccomandazioni per il trattamento della depressione”.
È stato infatti osservato che il 60% dei soggetti trattati ricevono prescrizioni occasionali, un dato superiore a tutte le stime pubblicate finora. Tradotto in termini clinici questo dato indica un utilizzo inappropriato dei farmaci antidepressivi, non in linea con le linee guida. Indica anche che i pazienti ricevono gli antidepressivi in assenza di una precisa indicazione, e che anche quando vi è l’indicazione molti pazienti non vengono seguiti.
C’è anche da chiedersi tuttavia come aiutare i pazienti a seguire un trattamento in modo adeguato. Molti quadri depressivi e ansiosi tendono a recidivare e a cronicizzare, la compliance al trattamento non è facile da ottenersi e gran parte degli sforzi del clinico devono andare in questa direzione, in quanto è noto che la mancata risposta a un trattamento antidepressivo in molte circostanze è dovuta all’inosservanza da parte del paziente delle indicazioni del medico.
Scarsa attenzione viene inoltre data alle interazioni tra i farmaci; considerando infatti che molti pazienti con depressione o ansia assumono anche altri farmaci (antipertensivi, ipoglicemizzanti, antiaritmici, ecc) è prioritario considerare la complessità del trattamento in tutti i suoi aspetti.
Un ulteriore aspetto riguarda la gestione delle variabili extracliniche con cui inevitabilmente il medico si trova a confrontarsi: la morte di una persona cara mentre un paziente sta migliorando, la gravità di alcuni quadri clinici rispetto alla congruità con cui il paziente viene assistito al proprio domicilio, il rischio di suicidio rispetto a quadri depressivi aggravati da variabili come la separazione improvvisa del coniuge o la presenza di conflittualità elevata con i figli o sull’ambiente di lavoro.
In alcune circostanze vi sono precisi obblighi per il medico, nel momento in cui si trova a gestire particolari situazioni tali da dover ricorrere, in base anche alla recente legge sull’amministrazione di sostegno (legge n. 6 del 9 gennaio 2004) al giudice tutelare.
Non meno importante è la correlazione con gli estremi per l’esenzione dal ticket o per l’invalidità civile o per i ricoveri ospedalieri, in quanto ciò può anche tradursi nel porre limiti al diritto del paziente ad avere un percorso assistenziale preferenziale, così come previsto dalla normativa vigente.
Gestire con appropriatezza l’ansia e la depressione non è quindi facile, tuttavia è opportuno iniziare a ragionare in termini di qualità.
È verosimile che la valutazione della qualità professionale e l’approccio al miglioramento continuo della qualità, tramite la costruzione di “opportuni” indicatori e la realizzazione di specifici progetti, costituiranno nel prossimo futuro un capitolo sempre più importante del funzionamento complessivo dei servizi sanitari.