M.D. numero 27, 28 settembre 2005

Focus on
La qualità tanto evocata e così poco incentivata
di Monica Di Sisto

La Corte dei Conti nel rendiconto sul bilancio statale non si è limitata a lanciare un monito sul futuro del Ssn, chiedendo una riallocazione qualitative delle risorse, ma ha posto l’accento anche sull’importanza della qualità della relazione assistenziale e terapeutica

Nonostante gli sforzi fatti, la sanità delle cosiddette tre “T” (Tetti di spesa, Tagli e Ticket) non ha dato i risultati sperati. A metà del luglio scorso i magistrati delle casse dello Stato hanno presentato al Parlamento la Relazione su “La gestione finanziaria degli Enti locali per gli esercizi 2003-2004” e la fotografia che ne emerge è quella di un bilancio delle amministrazioni locali fuori controllo. Vincenzo Apicella, procuratore Generale della Corte dei Conti, nella sua relazione introduttiva al testo, ha puntato il dito contro l’efficacia delle “tre T”, ma non si è limitato a quantificare il disavanzo, ponendo invece l’accento anche su un problema di qualificazione significativa della spesa: “appare improponibile ritenere che il sistema possa essere governato solo da criteri aziendalistici e dall’esigenza di far quadrare i conti - ha sottolineato Apicella nel suo intervento - perché al vertice della sua attività deve stare la centralità della persona malata. Il problema che si ripropone non è tanto quello di ridurre la spesa, ma di riqualificarla, operando un più proficuo utilizzo di risorse oggi spesso mal impiegate”. E non è solo sulle misure di governo della spesa che è stato posto l’accento, perché i magistrati nel proseguo del testo fanno un preciso richiamo alle responsabilità dirette degli amministratori regionali. La Corte denuncia la mancata applicazione degli strumenti di controllo, mettendo in discussione il principio di capacità delle amministrazioni regionali in termini di recupero di efficacia, efficienza e appropriatezza delle prestazioni. Il ragionamento di bilancio, dunque, incrocia la riflessione che sta andando avanti nel mondo medico, in particolare nella medicina generale, sulla qualità della relazione terapeutica, che supera il concetto di appropriatezza per spostarlo verso quello di eccellenza.

Appropriatezza e qualità
secondo il glossario SIQuAS-VRQ
Appropriatezza
Grado di pertinenza delle attività assistenziali (o delle assegnazioni delle risorse) rispetto a persone, circostanze e luogo; queste devono essere valide ed accettabili
da un punto di vista scientifico sia per l’operatore sanitario che per gli utenti. Di solito il termine viene riferito al livello di intervento piuttosto che alla specifica prestazione.

Qualità dell’assistenza

Il livello di eccellenza dichiaratamente accettato che caratterizza l’assistenza sanitaria fornita.

Ma i percorsi proposti dalla politica sanitaria sono adeguati a garantire la qualità medica, in particolare in quell’area che ad oggi risolve l’85% del bisogno di salute espresso dal territorio? E quali sono i percorsi in questa direzione aperti dagli stessi medici di famiglia? Mario Baruchello, vicepresidente della società scientifica SIQuAS-VRQ, Società italiana per la qualità dell’assistenza italiana ci ha accompagnato nell’analisi.

La medicina generale


In Europa la qualità è diventata uno dei cardini di valutazione, ma anche di remunerazione del lavoro del medico di famiglia. La SIQuAS-VRQ nel 2003 con la Carta di Portonovo ha fissato i 12 principi, validi per l’accreditamento dei Mmg in tutta Europa, “che possono aiutarci a calcolare concretamente - spiega Mario Baruchello - l’efficacia del lavoro di un Mmg, e potrebbero dunque costituire i cardini di un nuovo sistema meritocratico”.


Ognuno dei 12 principi della Carta ha declinazioni specifiche nella pratica del Mmg, dalla quale poter trarre una valutazione esatta della sua capacità. “La relazione con il paziente si può misurare - sottolinea il vicepresidente SIQuAS -. Non solo con questionari che diano risposte emozionali, ma in termini che aiutino a capire se come Mmg hai dato un’adeguata risposta alla domanda della salute del tuo assistito”.
Baruchello stila una classifica di indicatori elementari che fin da subito sarebbe possibile monitorare per una prima valutazione della qualità del Mmg.
1. Saper raccogliere accuratamente la storia clinica di un paziente e saper fare un esame clinico dettagliato.
2. Saper svolgere corrette indagini relativamente al quadro presentato dal paziente.
3. Saper interpretare i dati e risolvere i problemi relativi, per assicurare una diagnosi e un trattamento efficaci.
4. Avere un sistema di recording.
5. Gestire un corretto sistema di rapporto con la consulenza specialistica.
6. Agire personalmente stili di vita salutari, “con una revisione periodica della propria idoneità fisica - suggerisce Barruchello - in particolare per quei medici con alta percentuale di rischio professionale”.
I Mmg sono, spesso, molto più avanti delle cornici legislative che dovrebbero promuovere l’efficacia del Ssn: “Noi Mmg, per esempio, siamo pronti in migliaia con i nostri database ad interconnetterci per dare continuità assistenziale rispetto agli ospedali - lamenta Baruchello - ma lo strumento di collegamento non ci viene fornito, né dall’azienda né dallo Stato centrale. Così, mentre all’estero cresce la domanda di emergency care, noi ci affidiamo alla guardia medica o alla segreteria telefonica”.
Essenziale, secondo Baruchello, mettere a regime un sistema di audit “che non equivale a navigare sul sito dell’Aifa - ammonisce - aderire al programma Ecce, compilare in 10 minuti una schedina sulla pediculosi e guadagnare un punto. Questo è vergognoso. Come è vergognoso che io non possa parlare con l’amministratore della mia Asl perché si rifiuta di fare dei programmi di formazione adeguati al mio livello intellettuale”.
La parola chiave di gran parte della qualità possibile è condivisione, una delle “regole d’oro” della Carta di Portonovo: “Guardando all’esperienza britannica, dove si è partiti proprio dalla condivisione di documenti e percorsi tra amministrazione e Mmg - continua Baruchello - si pensava, grazie ad analisi previsionali fatte, che su un massimo di 1.050 punti accumulabili su 153 criteri diversi previsti dal nuovo contratto per la valutazione della qualità del Mmg, sarebbe stato difficile per molti Mmg arrivare anche a 700-800 e raggiungere gli aumenti economici vincolati a questi risultati, visti i parametri di valutazione che andavano dall’accessibilità dell’ambulatorio, all’esperienza del medico all’approccio terapeutico. Oggi invece, su una survey di 8.486 medici di famiglia, ispezionati dopo l’approvazione del contratto, la media dei punteggi raccolti si è attestata a 959. Questa è una parametrazione importante che dimostra che si può premiare una qualità dell’assistenza laddove la condivisione, la coerenza e l’uniformità nella progettazione dell’assistenza sanitaria diventano uno dei punti chiave della sanità pubblica”.
Solo dalla soddisfazione di tutti questi principi si può arrivare, dunque, all’appropriatezza, ossia il riferimento di ogni azione clinica e organizzativa, a dati raccolti seguendo il metodo scientifico. Una nota stonata: la mancanza di una banca dati centralizzata per gli indicatori di qualità. “L’Istituto Superiore di Sanità ha promosso negli scorsi mesi la produzione di un documento a proposito delle cure primarie - riferisce Baruchello - in cui si tentava di fare un bilancio, ma i termini risultavano molto generici. Non interessa infatti sapere se ci sia o meno un servizio di medicina domiciliare, come ha fatto l’ISS, perché i medici sono votati a farlo. Sarebbe stato interessante chiedere se funziona o meno, se i cittadini siano contenti o meno, e di quanto siano aumentate le macchine della Usl che girano per andare nelle case dei pazienti. Esistono infiniti tentativi per chiamare a delle forme di collaborazione e di sviluppo delle attività in termini di qualità, ma è poco se manca un disegno generale nazionale con il quale confrontarsi”.

La nuova Convenzione


Dalle reti locali della qualità, alle survey sperimentali promosse dai Mmg, il tema della la qualità sembra un grande quadro in cerca d’autore. Il primo strumento che potrebbe condurre operativamente il sistema in questa direzione è la nuova convenzione per la medicina generale. Ma, sottolinea Baruchello “la convenzione è un grande libro dei sogni e dei desideri. Anche quelle precedenti erano pieni di buoni propositi, ma l’impressione è che l’Italia sia ancora divisa in mille iniziative scoordinate. Parlo anche della mia Regione, il Veneto, dove da una parte ci sono, per esempio, l’assistenza domiciliare sviluppata con un potenziamento sul territorio di figure professionali d’appoggio al medico di famiglia, d’altra parte il medico di famiglia è solo con le sue mani come 40 anni fa. I dettati dell’ACN finiscono per diventare parole vuote - rincara l’esperto di qualità - perché non ci stiamo misurando su progetti concreti”.
Una delle aperture fondamentali, però, operata dalla Convenzione è quella della trasformazione dello studio singolo in medicina in rete o medicina di gruppo. “Con questo passaggio non vai a sostituire il rapporto con il singolo paziente - chiarisce Baruchello - ma in termini di efficacia e di razionalizzazione delle risorse il Mmg deve mettersi in rete con altri medici. E se andiamo ad esaminare gli indicatori strutturali di qualità delle Good Medical Practice, il metodo di lavoro di gruppo si conferma sicuramente come la base per poter dare al paziente la competenza che molte volte è necessaria, e che nasce dal confronto continuo culturale con altri medici”. Vengono, al contrario, segnalate come momenti di grandi novità le Utap ma, ironizza Baruchello “io che ho fatto il medico condotto fino agli anni Ottanta posso testimoniare che abbiamo distrutto questo modello ed adesso vogliamo ricrearlo, quando credo che ci siano poche realtà ideali nelle quali esso si possa riformulare. Ci vogliono grandi investimenti e uno Stato che non è in grado di dare ai medici, per esempio, un regime fiscale che consenta loro di operare in ambulatori a tassazioni favorite, e che al contrario dà incentivi a cottimo, come può pretendere di mettere in piedi strutture così complesse? è un bellissimo sogno, ma irrealistico”.

Il libro dei sogni


Non ci resta che sognare, dunque, e concediamo a Baruchello tre desideri, per cambiare il Ssn e indirizzarlo sulla strada della qualità totale.
1. Un progetto nazionale per la qualità che sia strettamente collegato con l’audit che ogni medico deve essere in grado di fare nel suo studio con strumenti semplici, computerizzati. Il Mmg può, con semplicità e senza costi aggiuntivi, tirare fuori indicatori di processi e di esito che diano una valutazione della propria qualità professionale, ma anche, indirettamente, delle strutture che gli garantiscono (o meno) i servizi di cui avrebbe bisogno.
2. Una università quality oriented: “Per l’università come Mmg abbiamo lavorato gratis per decine di anni - bacchetta Baruchello - ancora oggi stiamo facendo i tutor per l’esame di Stato, certificando la qualità del prodotto universitario, pur entrando da vassalli perché non ci viene data la possibilità di modificare in itinere gli strumenti docimologici. Senza dimenticare che nessuno ci apre le porte, se non per rari casi personali, per una carriera nella ricerca e nella didattica, perché non ci sono fondi”. Il desiderio è che l’università interconnetta il tema formativo nella formazione specifica con la formazione prelaurea, perché lo studente che si prepara a diventare un futuro medico conosca la medicina generale, l’altra metà del cielo che cura il 95% dei problemi di salute espressi dal territorio.
3. Premiare il merito: succede regolarmente, dalla Gran Bretagna all’Australia, attraverso la promozione e l’incentivazione di gruppi d’eccellenza che trascinino, in un sistema virtuoso, via via tutti gli altri. Si può prevedere di assicurare ai Mmg più impegnati un anno pagato all’università per completare la formazione, un accesso preferenziale alla didattica, alla ricerca, ma anche di garantire loro la possibilità di effettuare prestazioni specialistiche che vengano poi riconosciute. È necessaria la garanzia di strumenti di incentivazione, materiali e immateriali, che contribuiscano a creare un sistema di premi in cui, a vari livelli d’eccellenza, i Mmg siano incentivati a qualificarsi attraverso una formazione professionalizzante e accessibile per tutti.