Editoriale
Prime assoluzioni, ma resta il clima inquisitorio
Il caso Glaxo esploso nel 2003 ha portato
2.579 Mmg e 62 dipendenti della multinazionale farmaceutica
ad essere accusati di comparaggio, 1.738 medici specialisti
e altri 138 dipendenti della stessa industria sono stati incolpati
di concessione o promessa di premi o vantaggi pecuniari o in
natura in cambio di prescrizioni e 196 persone sono state incriminate
per corruzione, tra cui 63 medici specialisti e farmacisti ospedalieri.
Pagine e pagine di giornali e molti minuti dei telegiornali
nazionali sono stati dedicati a quello che veniva descritto
come forse il più grande scandalo della medicina italiana
degli ultimi dieci anni.
Nelle scorse settimane, però, la magistratura, dopo accuratissime
indagini è arrivata allassoluzione per infondatezza
della notizia di reato per i medici accusati di comparaggio
della provincia di Vicenza. Assoluzione ancora più chiara
se si considera che è avvenuta su richiesta del Pubblico
Ministero. Voci di corridoio anticipano larchiviazione
anche dei fascicoli di Treviso e di Venezia in seguito ad analoghe
constatazioni.
Se torniamo indietro ai giorni dei titoli cubitali, soltanto
i rappresentanti delle categorie mediche e il ministero della
Salute si erano spesi per chiedere cautela nelle accuse, prima
di un pronunciamento ufficiale dei magistrati inquirenti.
Ma a nulla erano valsi questi sforzi. In quei giorni sembrava
davvero che per lopinione pubblica lunico modo efficace
per governare la medicina, e in particolare per indirizzare
la medicina del territorio verso lefficienza, fossero
i controlli di polizia e la conta aritmetica di ricette e fustelle.
Oggi, alla luce delle assoluzioni, è importante chiedersi:
qual è la lezione da trarre da questo caso esemplare?
A livello dei decisori politici, il caso dimostra la necessità
di archiviare un approccio inquisitorio rispetto allagire
professionale, che si fa forza di indicatori esclusivamente
numerici, e scegliere con decisione di valutare la qualità.
In questo numero M.D. cerca di fotografare alcuni dei percorsi
possibili verso una qualità misurabile della medicina
di famiglia. È fattibile misurare la qualità del
Mmg e della sua professionalità, e tarare su questa valutazione
gli investimenti pubblici, i piani sanitari locali, le azioni
prioritarie.
La seconda esigenza che emerge è quella, da parte dei
medici di famiglia e dei loro rappresentanti, di chiedere con
più forza di mirare meglio gli strumenti offerti dalla
convenzione, incentivi compresi, verso la qualità possibile,
piuttosto che configurarli come riconoscimenti a cottimo
rispetto a una quantità, o a una limitazione delle prestazioni
garantite. Leggendo il sistema delle cure dal punto di vista
della qualità si può uscire dalla spirale dei
sospetti e delle smentite superando il concetto di appropriatezza
percorrendo una strada virtuosa. I tavoli regionali stanno entrando
nel vivo: perché attendere ancora?