M.D. numero 27, 28 settembre 2005

Contrappunto
La medicina generale sta colando a piccoŠ
di Leonardo Trentadue - Medico di medicina generale, Ferrandina (MT)

Urge una seria riflessione tra i Mmg e una tregua tra i sindacati per affrontare con onestà le complesse tematiche che attanagliano la nostra disciplina

Noi corriamo sempre in una direzione, ma quale sia, che senso abbia, chi lo sa? Questi versi di Francesco Guccini, che riprende un concetto filosofico di Husserl, se riferiti alla dimensione della medicina generale oggi in Italia potrebbero permetterci un’opportuna riflessione per affrontare le molteplici attuali problematiche.
Le profonde trasformazioni, infatti, che hanno investito la nostra disciplina, hanno creato un notevole disorientamento nel Mmg, che si sente sempre più come uno dei naufraghi della “Zattera della Medusa” di Jean-Louis-Thèodore Gèricault. I continui cambiamenti imposti all’esercizio della professione dal potere politico col contributo di organizzazioni mediche che agiscono quasi sempre in senso difensivistico, i controlli esasperati su ogni atto professionale del Mmg, sempre più immerso in un’atmosfera orwelliana, le esigenze crescenti e pressanti di un’utenza che è spronata insistentemente dai mass-media, stanno determinando una disaffezione dei Mmg verso la professione.

La protesta che non c’è


Sempre più frequenti sono i casi di burn out e di medici che si trasferiscono all’estero o intraprendono nuove vie professionali. Di questa situazione tutti i Mmg dovrebbero essere consapevoli, eppure non si levano lamentazioni collettive tali da creare un fronte organizzato. Forse la causa di ciò sta nell’azione di filtro attuata dai sindacati di categoria, che riescono a convogliare grandi numeri di medici verso obiettivi che i sindacati stessi si sforzano di far accettare ai propri iscritti, neutralizzando di fatto la protesta che, invece, cova sotto il vulcano senza però riuscire a esplodere. Certo i dirigenti sindacali sono molto abili a mostrare i fatti dal loro punto di vista, come conquiste in un’ottica di progressivo avanzamento della professione. Eppure, se si andasse ad interpellare uno per uno tutti i Mmg, potrebbero venire fuori tante sorprese. La sociologia ci insegna che, per potersi attuare i grandi cambiamenti sociali, molti fattori dovrebbero entrare in ballo contemporaneamente e il momento storico-politico attuale non permette che questo possa avvenire. Ne consegue un indietreggiamento che, paradossalmente, è barattato per avanzamento: basterebbe citare soltanto la disintegrazione progressiva del rapporto medico-paziente, cardine della medicina generale, e di cui l’importanza è propugnata da qualsiasi medico, sia esso di pubblico impiego, ospedaliero, ricercatore ecc.
In questa situazione di ripiego, a perdere non è soltanto la medicina generale, ma tutta la società che ad un certo punto dovrà fare a meno di una componente strutturale indispensabile.
I medici sono consapevoli di queste irreversibili trasformazioni? Se sì, allora che tutto proceda così come viene, nella direzione voluta da pochi addetti ai lavori, impregnati da logiche economicistiche e pressapochistiche.

Un esempio di degenerazione

Nel maggio scorso è sparita dal mercato la gloriosa penicillina G sodica e così è stato dato il lapidario annuncio “Penicillina G sodica: sospensione della produzione. Con la presente si rende nota la rinuncia alla commercializzazione del medicinale in oggetto da parte dell’unica ditta produttrice”. La motivazione? Ma perché costa troppo poco! La notizia è passata quasi del tutto inosservata e pochi medici ne hanno capito l’importanza. Nel mare magnum della medicina-business, cosa vuoi che conti l’estinzione di un farmaco importante quando ci sono altri prodotti più belli e costosi e in sintonia con le direttive dei mercati?

La Corte dei Conti

Un altro fatto importante è datato fine giugno: il procuratore generale della Corte dei Conti, Vincenzo Apicella, nel suo rendiconto sul bilancio dello Stato, in merito alla Sanità ha enunciato forti preoccupazioni per la stabilità del sistema, malgrado i correttivi assunti in questi anni. Secondo il procuratore è “improponibile ritenere che il sistema possa essere governato solo da criteri aziendalistici e dall’esigenza di far quadrare i conti, perché all’apice della sua attività deve stare la centralità della persona malata. Il problema che si ripropone non è tanto quello di ridurre la spesa, ma di riqualificarla, operando un più proficuo utilizzo di risorse oggi spesso mal impiegate”.
È sorprendente che questa denuncia venga, non dall’interno dell’ambiente medico, ma da un giudice che, per definizione dovrebbe essere imparziale e che quindi cerca di vedere le case in modo oggettivo, senza condizionamenti. E comunque è una dichiarazione che dovrebbe aprire gli occhi a chi non vuol vedere.
La tanto contestata convenzione, appena nata di parto distocico, si avvia già alla scadenza. Perché i sindacati, invece di azzuffarsi, non danno qualche segnale di distensione? Forse sarebbe utile ridiscuterlo questo ACN, facendo un passo in avanti nella direzione indicata dal giudice Apicella. Sarebbe un vantaggio per tutti.