M.D. numero 26, 21 settembre 2005

Tribuna
Accordi regionali: è scattata l’ora X, ma si procede adagio
di Filippo Mele, Medico di medicina generale, Policoro (MT)

La nuova convenzione è in vigore dal 23 marzo, ma pochi Mmg se ne sono accorti. Tranne che in alcune Regioni per la corresponsione degli arretrati, l’ACN è rimasto “sulla carta”. E ciò, a pochi mesi (31 dicembre 2005) dalla sua scadenza “naturale” e con molti appuntamenti già agli sgoccioli. Come quello del 26 settembre per l’approvazione dei nuovi Accordi integrativi regionali (Air).
Solo in Piemonte e Marche si sono tenuti incontri specifici in merito a tutta la materia. In altre Regioni, come Lombardia e Puglia, ci si è concentrati sugli arretrati. Ma nel nuovo ACN è sancito l’intervento di organismi nazionali in caso di mancato rispetto delle date previste e certamente nessuna Regione si farà sostituire in scelte così importanti

Basta con divisioni, referendum, ricorsi ai Tar. Penso che i Mmg italiani, nel bene e nel male, abbiano diritto a vedersi applicato il loro nuovo contratto di lavoro. Certo, gli iscritti alle diverse sigle sindacali facciano la loro analisi su quanto accaduto e traggano le conseguenze, ma l’ACN va applicato in tutti i suoi aspetti. Gli aspetti normativi ed economici su cui esso va ad incidere sono tanti. Da qui l’appello alla sua applicazione. Un accordo, non dimentichiamolo, che tra poco più di 3 mesi scadrà. Nel frattempo sta per scadere la data sull’adozione degli Air. All’art. 4, infatti, è previsto che Regioni e sindacati debbano definire, entro e non oltre 6 mesi dall’entrata in vigore della convenzione, le intese regionali. La scadenza quindi sarebbe per il mese di settembre, ma a dare ancora qualche proroga temporale ci pensano le procedure di garanzia.
Certo, ci sono state le elezioni regionali, la nomina di Governi ed assessori, le vacanze. Ora, però, chi di dovere si metta a lavorare sulla materia. Su quali argomenti? Sono numerosissimi: responsabilità nei rapporti convenzionali ed obiettivi regionali; attuazione di forme associative complesse con Mmg, medici della continuità assistenziale, pediatri di libera scelta; organizzazione della presa in carico degli utenti da parte dei medici con continuità dell’assistenza 24 ore su 24 e 7 giorni su 7; organizzazione dell’emergenza territoriale e della medicina dei servizi; realizzazione dell’appropriatezza delle cure ed uso etico delle risorse con l’adozione di strumenti di monitoraggio e controllo; partecipazione dei Mmg nella definizione degli obiettivi della programmazione, ecc.
All’art. 10, tuttavia, è previsto che trascorsi invano i 6 mesi prestabiliti, la Sisac, verificato lo stato di avanzamento degli Air in ciascuna entità periferica, può accordare altri 3 mesi per la conclusione della trattativa.
Allo stato di fatto, ci si troverà proprio in questa situazione. Trascorsi i 3 mesi di proroga, però, la Sisac, entro 15 giorni, può convocare le organizzazioni sindacali nazionali e, valutato lo stato di inadempienza, potrà procedere, entro 30 giorni, alla convocazione delle parti regionali al fine di pervenire all’Accordo da stipularsi entro i successivi 60 giorni. In caso di impossibilità a raggiungere tale risultato, Sisac e sindacati nazionali proporranno, entro i successivi 60 giorni, una soluzione sostitutiva di Air da sottoporre all’approvazione della Conferenza Stato- Regioni. Quante “autonomie” verranno a trovarsi in una tale situazione? Difficile rispondere.

Lo stato dell’arte


Al momento, si ha notizia che solo in Lombardia, Piemonte, Veneto, Toscana, Marche e Puglia si sia cominciato, quantomeno, a discutere. In Lombardia e Puglia si sono fatti solo accenni nella fase della trattativa per la corresponsione degli arretrati. Più avanti sono Piemonte e Marche. In Piemonte si sono stabiliti gli obiettivi con relativi argomenti da affrontare negli incontri successivi: appropriatezza delle cure, potenziamento della medicina sul territorio, continuità assistenziale estesa alle ore diurne, sperimentazioni delle Utap come aggregazioni volontarie.
Nelle Marche, addirittura, si è già passati alle riunioni tecniche su specifici punti dell’accordo precedente come base per l’elaborazione del nuovo Air. Regione e sindacati hanno lavorato anche in agosto.
Ma la certezza che in questi mesi si darà il via in tutta Italia alla corsa all’accordo decentrato diventa sempre più sicura. Nessuna Regione, infatti, in tempi di dichiarato e praticato federalismo, vorrà farsi sostituire dallo Stato centrale nella gestione delle cure primarie sul suo territorio.