M.D. numero 26, 21 settembre 2005

Counselling
Il ciclo vitale della famiglia: la formazione della coppia
di Ivano Cazziolato - Medico di medicina generale, psicoterapeuta, Marcon (VE) - Dipartimento di Neuroscienze AIMEF

Il caso riportato sulla presunta sterilità di una giovane coppia di assistiti aiuta a comprendere come possano diventare utili le domande relazionali che il medico di famiglia può fare al paziente, per aiutarlo a capire e ad entrare di più a contatto con la propria sofferenza

Il medico di famiglia ha ancora un ruolo centrale: vede tutta la famiglia e, nel tempo, ne segue lo sviluppo e i cambiamenti, raccoglie le confidenze, ascolta le difficoltà, è presente nelle decisioni che riguardano la salute dei pazienti, ma è presente anche quando la famiglia entra in crisi.
La crisi non riguarda solo aspetti attinenti alle malattie. Ci sono passaggi fisiologici del “ciclo vitale familiare” che possono essere particolarmente dolorosi e coinvolgono la famiglia che è chiamata a esprimere tutte le risorse di cui è capace. Si tratta di difficoltà momentanee che nella maggior parte dei casi vengono superate.
Il medico di famiglia, proprio per il ruolo delicato che svolge, non può non accorgersi del mutare degli atteggiamenti dei suoi pazienti.
La sua attenzione e il suo ascolto, possono fungere da catalizzatore per quella persona che gli sta davanti, e soprattutto le sue domande possono aiutare il paziente a riflettere.
Il caso riportato può aiutare a comprendere meglio come possano diventare utili le domande relazionali che il medico può fare al paziente per aiutarlo a capire e ad entrare di più a contatto con la propria sofferenza. Anche il medico ha un vantaggio, sottolineato più volte: quello di non entrare nella “fissazione somatica” (M.D. 2004; 16: 18-20).

Caso clinico


Fabrizio, 32 anni, finanziere, e Brenda, 31 anni, impiegata, si sono sposati 5 anni fa. Lui è un giovane estroverso e simpatico, lei è un po’ chiusa e taciturna.
Dopo i primi anni di matrimonio, vengono insieme in studio perché non arrivano figli. Lui ne parla in modo aperto e schietto, lei invece appare un po’ diffidente e contrariata.
Di fronte a una presunta sterilità, è necessario sottoporre la coppia ad accertamenti. Dopo gli esami clinici e strumentali, entrambi i coniugi sono costretti a sottoporsi a un piccolo intervento chirurgico. La coppia viene poi indirizzata a un centro per la fecondazione assistita, ma i ripetuti tentativi falliscono.

Il momento del conflitto


Brenda inizia a venire in studio sempre più spesso, per farsi prescrivere accertamenti e cure ormonali e nel frattempo aveva consultato altri due centri per la fecondazione assistita.
È sempre più irritata, scontrosa, polemica. Contesta spesso la segretaria (che è mamma di due figli), seppure ella sia gentile, educata, accogliente. Polemizza in modo arrogante anche con me, fino al limite dello scontro verbale, quando, illuminato, mi chiedo cosa stia succedendo.
Riesco a fare alcune considerazioni che non verbalizzo:

  • Brenda non è arrabbiata con me come persona, ma forse è arrabbiata con il ruolo che io svolgo;
  • forse è possibile che in questa sua ricerca di gravidanza si senta sola;
  • è importante per il medico non cadere nella trappola del conflitto: in questo caso il conflitto aiuterebbe Brenda a scappare da una situazione insopportabile e lascerebbe l’amaro in bocca a me, per non aver saputo condurre un colloquio con questa giovane donna o per non essere riuscito nemmeno a tentare di aiutarla;
  • è auspicabile che il medico, data la delicatezza della situazione, riesca a trovare uno spazio per una comunicazione più tranquilla, non solo con lei, ma anche col marito, quindi uno spazio “di coppia”.

Proposte di domande relazionali

A Brenda

  • È più arrabbiata per le inseminazioni andate a male o per non essere stata accompagnata qui da Fabrizio tutte le volte che è venuta?
  • Si sente sola in questo momento?
  • Chi sente più vicino?
  • Ne parla con sua madre di questa situazione?
  • Chi sente che in questo momento la capisce di più e come mai?
  • Chi vorrebbe avere più vicino ora e perché?
  • Cosa ne pensano i suoi genitori della scelta di ricorrere all’inseminazione artificiale?
  • Secondo lei cosa sta provando suo marito per tutti questi insuccessi della fecondazione?

A Fabrizio

  • Non ha mai accompagnato qui in studio Brenda perché l’inseminazione è più una questione che riguarda la donna, perché è dispiaciuto per i tentativi andati male o perché è una questione a cui ci tiene in modo particolare più Brenda che lei?
  • Secondo lei, cosa prova Brenda in questo momento? Più rabbia, più dispiacere, più indifferenza e come mai?
  • Cosa ne pensano i suoi genitori della decisione di avere un bambino attraverso il ricorso alla fecondazione assistita, ne sono a conoscenza?
  • Lei prova più dispiacere, più rabbia, più indifferenza per i tentativi di fecondazione andati male e perché?
  • Come pensa di essere più utile e vicino a Brenda in questo momento?

Ad entrambi

  • Quale significato si dà ai figli nelle vostre famiglie di origine?
  • Che cosa pensano i vostri genitori di quelle coppie che non hanno figli?
  • Quali sono state le motivazioni per ciascuno di voi che vi hanno portato alla decisione di avere un figlio?
  • In questa situazione vi siete sentiti più capiti o più giudicati dai vostri familiari, e da chi in particolare di più?
  • Di questo problema, è più facile parlarne tra voi?
  • Quanto vi sentite capiti l’uno dall’altro?
  • Quando vivevate in casa con i vostri genitori, di fronte a un vostro problema, con chi ne parlavate più volentieri?
  • Siete più preoccupati della paura di non soddisfare un vostro desiderio di diventare genitori o dal timore di deludere i vostri genitori se non li farete diventare nonni?
Possibile lettura

Brenda, attraverso il suo comportamento ostile, esprimeva un disagio, disagio anche di coppia, emerso chiaramente dal colloquio avuto con entrambi. Fabrizio proviene da una famiglia dove l’intera gestione dei figli viene affidata alle donne. Però, in questa famiglia, non si può fare coppia senza avere figli perché, come asseriva il padre di Fabrizio, “altrimenti non si è uomini”. Tenendo a mente questo, diventa suggestivo il comportamento di Fabrizio: collaborante fino alla risoluzione del suo problema fisico, ma poi non si fa più vedere, come se tutto ciò che atteneva all’inseminazione riguardasse solo Brenda.

Bisogni di coppia


Tutto è andato bene finché questa coppia non ha deciso di avere un figlio. A questo punto, Fabrizio si è comportato come era abituato a casa sua: dei figli se ne occupano le donne. Brenda, rimasta orfana di padre a 20 anni, già si sentiva sola e abbandonata dal padre prima e dal marito poi di fronte a una possibile gravidanza e non ha retto all’idea di doversi fare carico di tutto il problema da sola. Ha cominciato a presentare rabbia, disappunto che qualche volta si trasformava in livore, senza capire davvero con chi ce l’aveva di più. Il colloquio con la coppia ha permesso di confrontare le posizioni dell’uno e dell’altra, le reciproche aspettative andate deluse e quel progetto di gravidanza che Brenda non sentiva condiviso.
Si è trattato di un unico colloquio, perché come indicato nella premessa, molte volte le persone attraversano difficoltà che sono soltanto momentanee e basta poco per far ripartire il motore della comunicazione all’interno della coppia. In questo caso Fabrizio e Brenda hanno avuto il coraggio di guardarsi e di confrontare le posizioni e le aspettative dell’uno e dell’altro. Evidentemente ciò ha permesso una successiva riflessione e ha fornito una base di discussione a casa.
I due giovani, con l’ennesima fecondazione assistita hanno avuto una bambina, ma dopo un anno Brenda è rimasta nuovamente incinta spontaneamente e ha avuto un’altra bambina.

Conclusioni


A volte la coppia si cristallizza su posizioni irremovibili che non favoriscono né il dialogo né l’ascolto reciproco. Comincia così ad accumularsi un non detto che con il tempo può emergere in modo distruttivo.
Le aspettative deluse dell’uno, in un momento di difficoltà della coppia possono diventare determinanti e preludere anche a una possibile rottura. Le famiglie d’origine, soprattutto dalle nostre parti, spesso sono molto dentro alla partita che la giovane coppia gioca, partita che non è quasi mai a due, ma a quattro e addirittura, a volte a sei, dove i genitori di lei e quelli di lui svolgono un ruolo attivo. L’essere figli non svincolati, ben oltre e ben dopo il matrimonio, talvolta può mettere in difficoltà il giovane equilibrio di coppia.
Ciò che non deve fare il medico di famiglia è di prendere partito per l’uno o per l’altro membro della coppia.
Convocarli insieme aiuta anche a mettere la barra al centro e a capire dove sono le maggiori difficoltà e soprattutto dove stanno le risorse.