M.D. numero 25, 14 settembre 2005


Editoriale
Proposte di buon senso e tempi d'elezioni

L'influenza da H5N1, più comunemente definita “influenza dei polli”, è destinata a diventare, dopo la Sars, la nuova emergenza sanitaria che interesserà i Paesi europei a partire dal prossimo autunno. Controlli rigorosi alle frontiere di merci e persone provenienti dal Sud-est asiatico, scorte vaccinali rimpinguate, circolari ministeriali con tutte le istruzioni sulla loro somministrazione più efficace possibile. Il mondo della politica della salute offre un contributo di immediata applicazione, rivolta innanzitutto ai cittadini, per arrestare la psicosi crescente innescata dai media con un’impressione di efficienza e di velocità di risposta. In secondo luogo il ministero della Salute si è rivolto ai medici del Ssn, per suggerire loro il migliore utilizzo dei presidi vaccinali a disposizione, un percorso terapeutico rapido e utile. Ma ci si può limitare solo a questo?
La polemica la fa partire Mario Falconi della Fimmg che, forte dell’esperienza della “rete dei medici sentinella” che il suo sindacato aveva messo in piedi in occasione dell’allarme Sars, ha buon gioco a ricordare ai decisori che oggi l’unica vera efficace misura contro i virus è rappresentata non tanto dai farmaci antivirali, quanto
dalla prevenzione: un’azione combinata di vaccini specifici, la tempestiva individuazione di eventuali focolai di infezione e la loro immediata circoscrizione.
Certo, ciascuno sottolinea ciò che sa e ciò che fa: è evidente che sullo sfondo di un’affermazione simile ci sia anche la volontà di rivendicare un primato e di ritagliare nuovo protagonismo per un’esperienza d’iniziativa privata che rischia di rimanere nell’ombra a causa dell’emergenza presente. Ma è innegabile che l’approccio riproposto dalla sanità pubblica sia sempre lo stesso: intervento “a valle” e centralità degli ospedali, anche se pure i più recenti allarmi sulla salute hanno confermato che agli ospedali andrebbe riservato, come sempre dovrebbe avvenire, principalmente l’intervento di secondo livello, se non si vuole rischiare il collasso organizzativo.
La proposta che arriva dalla medicina generale sembra semplicemente di buon senso: mettere in campo un vero sistema sanitario integrato, dove il primo indispensabile baluardo deve essere assicurato dalla rete dei medici del territorio.
Un sistema a ‘rete’ nel quale siano attivati tutti i soggetti interessati, ma anche un serio programma di informazione-formazione per tutti i cittadini e gli operatori sanitari. I decisori, mentre il mondo medico comunque propone, si accapigliano come al solito. E la lunga campagna elettorale che è già rovente in vista delle prossime elezioni politiche, sembra già che non porterà nulla di buono per la salute dei cittadini né per la qualità professionale dei loro medici.