M.D. numero 24, 29 giugno 2005
Editoriale
Spesa e finanza, emergenze dčestate
Quando incombe sulla stagione politica
l'avvicinarsi 1della pausa estiva, si stringono al pettine i
nodi che minacciano la sostenibilità del Ssn italiano.
La sottostima del Fondo sanitario nazionale solo per il 2004
ammonta infatti, secondo i dati diffusi dalla Conferenza delle
Regioni, a 4,5 miliardi di euro. Il ministro della Salute Francesco
Storace si è detto pronto ad accogliere lappello
a una verifica col ministro dellEconomia. Storace ha chiesto
alle Regioni un atteggiamento di collaborazione, ma i Governatori
appena rinnovati temono limpatto del mancato finanziamento
sullequilibrio dei propri bilanci, come anche sulla qualità
dei servizi che vorrebbero garantire ai cittadini che li hanno
appena eletti. Non è infatti un mistero che proprio la
sanità sia stata al centro delle campagne elettorali
che hanno raccolto i maggiori successi tra i cittadini. Una
nuova stagione di conflittualità con le categorie mediche,
inoltre, sembra essere tra le eventualità che i Governatori,
e i loro assessori competenti, vogliano evitare a tutti i costi.
Le Regioni corrono ai ripari anche in proprio, promuovendo unipotesi
di revisione del decreto 56/2000 sul federalismo fiscale perché,
stando sempre alle informazioni rese note dalla Conferenza dei
Governatori, lesiguità dei trasferimenti previsti
dal decreto avrebbe penalizzato Regioni come la Campania, la
Puglia e la Calabria. Risultano attualmente bloccati fondi pari
a 10 miliardi di euro per il trienno 2004-2006, inoltre lIrap,
limposta Regionale dalla quale localmente più si
attinge per la sanità, potrà contare su una base
imponibile sempre più ridotta, visto che il tasso di
produttività in Italia cala, e senza redditi da lavoro
e fatturati da tassare, anche i fondi
per la salute non possono che assottigliarsi.
Non
è dunque un caso che, dopo il rinnovo dellaccordo
nazionale per la medicina generale, i primi confronti locali
sul modello di cure primarie da garantire sul territorio, e
sulle relative quantificazioni delle quote variabili da investire
sui Mmg in base agli obiettivi di salute regionali, procedano
a rilento in quasi tutta Italia. Come se non bastassero i veleni
legati alle prime esclusioni dai tavoli dei sindacati che non
hanno sottoscritto lACN, e l'immancabile strascico di
ricorsi. Per i primi sviluppi concreti bisognerà aspettare
le piogge dautunno, sperando che non si trasformino in
una doccia fredda per le tasche dei medici di famiglia.