M.D. numero 24, 29 giugno 2005

Cronaca
SNAMID: medici di famiglia del Centro-Sud a congresso
di Aquilino Polito - Responsabile scientifico congresso interregionale Centro-Sud SNAMID

Formazione, ricerca e clinica hanno caratterizzato il primo congresso interregionale Centro-Sud della SNAMID, organizzato dalla sezione di Caserta. Un evento che ha visto la partecipazione di scienziati di fama internazionale ed esperti.

Formazione, ricerca e clinica sono temi importanti per la crescita e la nuova definizione del ruolo professionale dei medici di medicina generale. Proprio su queste tematiche ha voluto porre l’attenzione il primo Congresso interregionale Centro-Sud SNAMID, che si è svolto a Telese, organizzato dalla sezione SNAMID di Caserta su: “Le nuove opportunità del medico di medicina generale nel terzo millennio: formazione, ricerca e clinica”.
La sezione SNAMID di Caserta ha sempre dato particolare rilevanza a queste problematiche. Da molti anni è impegnata nella formazione con la produzione di lavori di ricerca in campo scientifico, che sono state portate all’attenzione dei colleghi grazie alla pubblicazione su riviste nazionali e internazionali, ma anche in consessi scientifici.
L’appuntamento in Campania è stato foriero di importanti discussioni su formazione pre e post laurea, così come previsto dal nuovo ordinamento universitario e sul ruolo delle Società scientifiche italiane della medicina di famiglia all’interno del WONCA.
Scienziati ed esperti di levatura nazionale e internazionale hanno portato il loro contributo e le loro esperienze nel campo gastroenterologico, pneumologico, delle malattie vascolari, dismetaboliche e neurologiche. L’aggiornamento pratico è stato caratterizzato da due mini corsi ad hoc: statistica applicata alla medicina ed ecografia internistica, che hanno visto la partecipazione attiva e particolarmente interessata dei medici di famiglia partecipanti all’incontro.

Non solo scienza


Accanto alla parte prettamente scientifica, non sono mancati momenti più squisitamente politici che hanno animato il dibattito della tavola rotonda su: “Controllo, censura e auto-censura nella medicina del territorio, rapporto tra strutture pubbliche e accreditate”, a cui hanno partecipato rappresentanti delle strutture pubbliche e private oltre a esponenti delle più qualificate società scientifiche. Particolare rilevanza nell’incontro di Telese ha avuto la partecipazione e l’intervento del professor Antonio Giordano. Un emblema di quelle “menti” italiane che hanno potuto mettere a frutto le loro attitudini di ricercatori solo emigrando in Paesi dove la ricerca non è considerata una “cenerentola” come invece, purtroppo, accade da noi.

Nemo profeta in patria


Giovane scienziato napoletano, Giordano è emigrato negli Stati Uniti più di venti anni fa, attualmente è direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine alla Temple University di Philadelphia. A questo scienziato si deve una delle più importanti scoperte degli ultimi anni nel campo della ricerca contro il cancro: l’individuazione e la clonazione di un nuovo gene oncosoppressore, Rb2/p130 e di altri due “guardiani” del genoma umano, i geni CDK9 e CDK10. Scoperte che hanno aperto importanti prospettive nella terapia dei tumori, lasciando intravedere possibilità applicative alternative ai tradizionali trattamenti chirurgici e chemioterapici.
L’intervento del professor Giordano ha posto l’accento sulla necessità di spostare il baricentro della ricerca dagli istituti universitari agli ambulatori dei medici di medicina generale, indicando le priorità per realizzare questo necessario cambiamento.
“Per poter spostare la ricerca dagli istituti universitari - ha sottolineato l’oncologo italoamericano - agli ambulatori dei Mmg, bisognerà in primis che aumentino le conoscenze dei medici di famiglia i quali sono chiamati ad aggiornarsi di più sulle scoperte che arrivano dai laboratori. I medici e i clinici sono i primi ad avere contatti con i pazienti e, pertanto, devono rispondere con proposte diagnostiche e terapeutiche aggiornate. Gli scienzati dal loro canto, per bene supportare il lavoro dei medici devono concentrarsi con maggiore attenzione su quelle ricerche orientate alla malattia e non pensare solo alla parte teorica”.

Il bisogno di sinergie


La strategia indicata è quella di una piena collaborazione tra il mondo scientifico universitario e la medicina di famiglia, attraverso la messa a punto di percorsi comuni e ricerche congiunte. Una esperienza che il professor Giordano sta già sviluppando a Siena presso l’Ateneo locale.
Questo primo incontro interregionale della SNAMID non ha voluto di proposito tralasciare alcun argomento né politico né scientifico, ma soprattutto ha cercato di unire in un unico coro voci provenienti dalle più diverse Società scientifiche, nella convinzione degli organizzatori che solo da una unione di menti diverse si potrà dare vera forza al triangolo composto da formazione, ricerca e clinica.