M.D. numero 23, 22 giugno 2005


Editoriale
La Medicina di Famiglia è una specialità autonoma
di Giuseppe Maso - Responsabile insegnamento Medicina di Famiglia, Università di Udine

In merito alle affinità elettive tra Mmg e internisti (M.D. 2004, 19: 3), leggiamo troppo spesso su riviste indirizzate alla medicina generale svariati contributi che le sottolineano. Questa corrente di pensiero, tutta italiana, nasce da quando, dopo molta fatica, la Medicina di Famiglia (MdF) si è affacciata all’Università. Se la Medicina di Famiglia è come la Medicina Interna, gli internisti sono, ovviamente, i candidati ad insegnarla. Ma la MdF è una specialità autonoma, una disciplina con caratteristiche originali che non può assolutamente essere confusa con la Medicina Interna. In tutto il mondo la Medicina di Famiglia è insegnata, sia a livello under-graduate che post-graduate, in propri dipartimenti, solo da chi la pratica. Solo chi pratica questa disciplina sa molto bene (e la definizione Wonca lo sottolinea) come essa abbia una modalità di approccio unica ai problemi di salute dei singoli e delle comunità. Tutti coloro che la esercitano sanno quanto i setting delle due specialità siano diversi per funzioni, attitudini e struttura. Sono diverse per l’utilizzo di tecnologia e anche per i risultati sulla salute e sulla spesa sanitaria.
Nella quasi totalità dei Paesi in cui esiste, la Medicina di Famiglia, oltre alle conoscenze relative alla Medicina Interna, utilizza quelle relative alla medicina preventiva, alla pediatria, alla psichiatria, alla ginecologia, all’ortopedia, alla chirurgia, alla medicina di comunità e alla salute pubblica. I servizi che la MdF fornisce riguardano anche le emergenze, le visite e l’assistenza domiciliare. Essa offre procedure inerenti la prevenzione individuale, la diagnostica ambulatoriale, la chirurgia ambulatoriale, la supervisione di altre figure professionali e la prevenzione comunitaria.
La domanda ambulatoriale riguarda per la maggior parte campi di intervento non specifici della Medicina Interna come la dermatologia, la traumatologia, la ginecologia o l’urologia.
Nei livelli di cura la MdF si posiziona tra l’autocura e la domanda di intervento sanitario, tra le malattie asintomatiche e quelle sintomatiche, tra la salute e il disagio sociale. Essa risolve la frammentazione dei servizi, la mancanza di rapporto personale, l’incremento dei costi, l’insufficiente coordinamento delle cure, la scelta del consulente di secondo livello, la necessità di consulti multipli per problemi comuni e la difficoltà di accesso alle cure. Questa disciplina ha dei principi che in parte condivide con altre specialità, ma che sono presenti tutti assieme solo in questo caso: osservazione contemporanea di diverse patologie, pazienti e patologie non selezionati, facilità di accesso, orientamento alla famiglia, orientamento alla comunità, domanda condizionata dall’ambiente, continuità, collaborazione, rapporto personale, globalità, autonomia, indipendenza, coordinamento. Da questi principi derivano campi di ricerca originali che spaziano dal metodo clinico alla organizzazione del lavoro, dall’etica al marketing, dall’epidemiologia familiare al ruolo della famiglia nelle malattie, dall’influenza dell’ambiente agli studi epidemiologici, dai bisogni di salute della comunità agli interventi sanitari ecc.
No, la Medicina di Famiglia non è la Medicina Interna, teniamolo a mente.