M.D. numero 22, 15 giugno 2005

Dibattito
Proposte per un reale rinnovo professionale
di Alfredo Giugliano, Medico di medicina generale, Terzino (NA)

Già in passato ho avuto modo di esprimere il mio pensiero, non solo critico, ma anche costruttivo, per tentare di individuare delle proposte che potessero riqualificare una figura professionale, come quella dei medici di famiglia, che non dovrebbe avere nulla da invidiare a qualunque altro professionista dell’area medica e non solo. L’essere propositivo mi è sembrata la via migliore per oltrepassare lo steccato della rabbia e della delusione che, in verità, mi accomuna a molti colleghi per il ruolo ormai anacronistico e demotivante che caratterizza il lavoro quotidiano dei medici di medicina generale. Si tratta di proposte personali, anche un po’ provocatorie, per innescare un dibattito capace di fornire risposte e istanze tali da permettere ai Mmg di potere affrontare presente e futuro a testa alta.

Il principio fondamentale che mi ha accompagnato durante l’iter universitario per diventare medico era quello di poter curare malati e malattie, di individuare percorsi di salute tali da migliorare le condizioni psico-fisiche di chi si sarebbe rivolto a me in qualità di suo medico di fiducia. Con gli anni mi sono trovato, invece, a combattere ogni giorno con l’insidioso e deprecabile ruolo del poco preparato (psicologicamente e culturalmente) burocrate dell’Asl, che, spogliato del camice bianco, riposto con cura e nostalgia in naftalina, si azzuffa quotidianamente con pazienti, direttori di distretto, farmacisti, materiale cartaceo relativo a note AIFA, informazioni su normative prescrittive, ricettari regionali che cambiano con disinvoltura, ecc. ecc.
Non riesco a capacitarmi del motivo della scarsissima stima riservata al Mmg sia da parte dei pazienti, sia da parte di altri professionisti della sanità. Non riesco a comprendere il perché da molte parti, anche interne alla nostra categoria, si continui a far finta di niente, autoincensandosi come protagonisti indiscussi della classifica di gradimento da parte dei pazienti.

Un gradimento viziato


Anch’io so di essere gradito da una parte dei miei assistiti per l’impegno profuso e il bagaglio culturale professionale che essi mi hanno riconosciuto nel corso degli anni, ma altrettanto so di essere benaccetto a chi tra i miei pazienti ritiene che il mio ruolo debba essere solo ed esclusivamente del copista, dell’interlocutore accondiscendente e duttile, succube della posizione ricattatoria cui è costretto, pronto a trovare scappatoie per le note AIFA e a non essere intransigente nelle certificazioni di malattia.
Così come sono conscio che molti apprezzano il mio impegno professionale quando mi accingo a raccogliere l’anamnesi personale e propongo loro di visitarli, ma allo stesso tempo so che altri vedono con sospetto il mio interessamento medico, soprattutto se in precedenza si sono sottoposti a visita specialistica (spesso senza consultarmi) e si rivolgono a me per la trascrizione della terapia.
Si potrebbe andare avanti all’infinito, ma queste vicissitudini quotidiane sono ben conosciute da quanti esercitano la professione di Mmg. Mi sembra quindi più opportuno passare dalle critiche alle proposte costruttive che, a mio avviso, potrebbero permetterci di affrontare presente e futuro a testa alta e senza patemi d’animo e rischi anche per la nostra salute.

Le possibili soluzioni


1. Passaggio dal ruolo di libero professionista, divenuto ormai effimero e contraddittorio, a quello di medico dipendente dell’Asl, con una remunerazione mensile certa e legata anche ad incentivazioni relative alle capacità organizzative e strutturali.
Mi piacerebbe che il mio ambulatorio fosse organizzato in modo tale da privilegiare i tre cardini della Medicina, anamnesi, diagnosi e terapia, dedicando, in piena libertà etica e professionale, il mio tempo all’assistito inteso come soggetto da valutare nel suo stato di salute e da curare in caso di malattia.
2. Possibile svolgimento della propria attività professionale in studi associati raccolti, in un’unica struttura, messa a disposizione dall’Asl, dove tutti i Mmg si potrebbero avvicendare e dove, in relazione alle opportunità organizzative ed economiche messe a disposizione, si imposterebbero anche delle attività specialistiche (libero-professionali o a incentivazione da parte del Ssn) prestate dagli stessi Mmg a seconda della loro specialità o da specialisti convenzionati o privati.
Il lavoro dello studio dovrebbe prevedere anche la presenza di personale infermieristico. In assenza della disponibilità di strutture comunali e/o dell’Asl, si potrebbe ovviare con studi associati come in parte già previsti dalle attuali normative.
3. Impostazione della continuità assistenziale, in associazione con i medici della guardia medica, con turni quotidiani per Mmg di 6 ore da svolgere in ambulatorio e in visite domiciliari.
4. Revisione della prescrizione medica in modo tale da potere individuare immediatamente la responsabilità dell’atto prescrittivo. Il medico di famiglia deve essere considerato responsabile delle proprie prescrizioni. Ogni medico di struttura pubblica o convenzionata e ogni medico specialista ambulatoriale non dovrà più demandare al medico di famiglia la trascrizione delle sue prescrizioni. Si metterebbe così fine a ogni possibilità di atteggiamento ambiguo e deresponsabilizzante da parte dei colleghi specialisti.
5. Le certificazioni di malattia dovrebbero essere modificate completamente:
n autocertificazione da parte dell’ammalato per la prima comunicazione al datore di lavoro;
n scomparsa della certificazione INPS da parte del Mmg. Una volta che il lavoratore ha autocertificato la sua impossibilità a recarsi al lavoro, l’Ente dovrebbe attivare i propri medici per verificare le condizioni di salute del lavoratore e redigere il certificato. Si assisterebbe così a una netta riduzione delle certificazioni “indotte” con un significativo vantaggio economico.
6. Introduzione di una card elettronica personale (cosa che è già in via di strutturazione, ma la fase di sperimentazione e i problemi legati alla privacy ne rendono difficile una rapida attuazione). Ogni cittadino sarebbe così accompagnato dalla nascita da questo supporto elettronico da aggiornare ad ogni intervento medico, in modo da avere a disposizione un archivio con storia clinica e utilizzo di prestazioni sanitarie dell’assistito.
7. Opportunità di aggiornamento continuo per il Mmg:
n incontri settimanali con tutti i colleghi che partecipano all’associazione (Mmg, medici della continuità assistenziale e specialisti di supporto), finalizzati ad aggiornamenti relativi ai casi clinici più importanti, programmazione di ricerche atte a individuare le patologie croniche maggiormente presenti nel territorio in cui si opera per vagliare l’opportunità di realizzare ambulatori ad esse dedicati e percorsi diagnostici ad hoc;
n opportunità di accesso per i Mmg alle strutture ospedaliere del distretto o dell’Asl sia per seguire i propri pazienti, concordando con i colleghi ospedalieri iter diagnostico e terapia, sia per corsi di aggiornamento anche in un reparto ospedaliero per tre mesi l’anno. Penso che basterebbero questi pochi cambiamenti per poter affermare con cognizione di causa e non demagogicamente che il medico di famiglia è al centro del Ssn.
Attraverso questi cambiamenti i pazienti, soprattutto quelli con patologie croniche, troverebbero già nell’ambulatorio del proprio Mmg, presidi per poter effettuare i controlli periodici, con un evidente risparmio economico anche per lo Stato.
Risparmi che potrebbero alimentare dei fondi per iniziative atte a migliorare l’intera rete dell’assistenza sociosanitaria sul territorio.