M.D.
numero 20, 1 giugno 2005
Pratica
medica
Un infarto sottovalutato in Pronto Soccorso
di Primino Claudio Botta - Medico di medicina generale, Vernate
(MI)
Carlo,
mio coetaneo e compagno di giochi d'infanzia, si presenta
in studio per un problema di insonnia: lamenta risvegli
continui e un sonno "disturbato". Non è un paziente semplice:
seppure giovane è diabetico da anni, in terapia ipoglicemizzante
orale, con un difficile controllo della malattia per una
sua sregolatezza di fondo; è anche in terapia antipertensiva
con buon compenso. Propendo per un'insonnia occasionale
motivata da problemi familiari (la moglie è stata ricoverata
recentemente per un'epatopatia grave da abuso da alcol)
e prescrivo una benzodiazepina a emivita ultrabreve. |
Dopo
quindici giorni mi telefona la moglie: il marito si è
recato al Pronto Soccorso di un piccolo ospedale per una dispnea
con modesta tossicola, che è stata attribuita a un episodio
bronchitico. Per una consuetudine di stretta collaborazione
col centro ospedaliero, telefono al collega di turno, che conferma
la natura bronchitica della dispnea e prescrive antibiotici
e mucolitici.
La visita domiciliare
La sera seguente un messaggio in segreteria telefonica riporta
una chiamata del paziente.
Noto la voce affaticata e decido di recarmi al suo domicilio.
Rilevo una modica dispnea e modesti crepitii sparsi, ma all'obiettività
toracica la SaO2 è 93% al cammino.
Decido per l'invio urgente al Pronto Soccorso di un centro
ospedaliero più grande del precedente per l'esecuzione
dell'elettrocardiogramma. Nel frattempo somministro aspirina.
z Errore in Pronto Soccorso
Dopo circa due ore un medico del Pronto Soccorso mi chiama irritato
perché non ravvisa la necessità dell'ECG:
rispondo di rinviarmi il paziente, perché avrei eseguito
io stesso l'indagine nel mio studio, ma nel frattempo gli
consiglio di riflettere bene sulla sua valutazione.
Il collega ci ripensa e il giorno seguente una telefonata del
direttore sanitario dell'ospedale mi ragguaglia sul fatto
che il paziente aveva avuto un esteso infarto anteriore e ora
si trovava in Unità coronarica. Si scusava per l'inesperto
ma supponente cardiologo, promettendo un'azione disciplinare.
Il paziente è stato dimesso dopo due mesi con tre by-pass
e una frazione di eiezione del 30%.
Commento
Non credo che il sospetto clinico sia solo una questione di
intuito: i medici, in modo particolare il medico di medicina
generale, nella formulazione della diagnosi devono essere guidati
dalla possibilità "a priori" delle malattie.
La stima della probabilità di malattia, mutuata dalla
logica del teorema di Bayes, deve essere come un faro nel magma
sintomatologico della medicina delle cure primarie.
In un paziente diabetico di lunga data, in cattivo compenso,
iperteso, un'insonnia per difficoltà respiratoria
e dispnea improvvisa, anche se modica e povera di altro corredo
sintomatologico, deve far sospettare un infarto miocardico.
Il giovane collega cardiologo ha imparato che tutti gli strumenti
tecnologici, a partire dal semplice elettrocardiogramma, sono
solo armi spuntate se non si ha la consapevolezza dei bersagli.