M.D.
numero 19, 25 maggio 2005
Terapia
I disturbi comportamentali nella demenza
di Mauro Marin - Medico di medicina generale, Pordenone
Vi sono diverse contraddizioni rispetto alla terapia dei
disturbi comportamentali nella demenza. Per esempio, farmaci
raccomandati dallčEBM non hanno la specifica indicazione nella
scheda ministeriale oppure sono soggetti a piano terapeutico
specialistico
Con
il progredire della demenza aumenta il rischio di comparsa di
disturbi del comportamento, che spesso inducono le famiglie
a ricoverare gli anziani in residenze protette. Comuni manifestazioni
sono lagitazione, i deliri, linsonnia, le condotte
aggressive e diversi comportamenti socialmente inappropriati.
È sempre necessario assicurare un ambiente tranquillo
e organizzato che stimoli la socializzazione, oltre a diagnosticare
e curare fattori precipitanti come disidratazione, ipossia,
ictus, infezioni, ipoglicemia, altre alterazioni metaboliche,
traumi fisici e psichici, intossicazioni o astinenza da farmaci
e alcol. Spesso però questo non basta per controllare
subito lagitazione e laggressività, che possono
nel frattempo essere causa di insonnia e traumi dannosi ai dementi
o agli altri ospiti in case di riposo. È necessario quindi
ricorrere alluso almeno temporaneo di farmaci, limitando
luso delle benzodiazepine che per il loro effetto sedativo
possono aumentare il rischio di cadute traumatiche.
Secondo la medicina basate sulle evidenze (EBM) promossa del
ministero della Salute, possono essere utili nel trattamento
dei disturbi comportamentali in caso di demenza i seguenti farmaci
di provata efficacia: carbamazepina o risperidone od olanzapina
o sodio valproato, mentre non risulta sufficientemente documentata
lefficacia dellaloperidolo (Clinical Evidence 2003;
2: 83-4).
Recentemente è stato però rilevato che risperidone
e olanzapina aumentano il rischio di eventi cardiovascolari
(JAMA 2005; 293: 596-608), per cui in diversi Paesi europei
il loro uso viene autorizzato solo per il trattamento della
schizofrenia (BIF 2004; 14-15). Inoltre una recente revisione
della letteratura ha dimostrato che la percezione di una migliore
efficacia e tollerabilità di risperidone e olanzapina
rispetto al meno costoso aloperidolo non è supportata
da dati scientifici (BMJ 2004; 329: 75-9).
Un confronto tra risperidone e aloperidolo, a basso dosaggio
medio di 1 mg/die, ha evidenziato una loro sostanziale equivalenza
in termini di comparsa di effetti collaterali extrapiramidali
e in termini di efficacia: il 50-60% dei soggetti trattati rispondevano
dopo 12 settimane di cura (Neurology 1999; 53: 946-55).
Osservazioni dellAIFA
Sulla base di questi dati, lAgenzia Italiana del Farmaco
ha pubblicato alcune osservazioni (BIF 2005; 1: 34).
La terapia farmacologica dei disturbi del comportamento
nei dementi va iniziata solo dopo aver escluso che tali disturbi
non siano effetti collaterali di terapie farmacologiche in corso
o sintomi di condizioni cliniche da diagnosticare e curare e
solo dopo aver attuato gli interventi possibili per garantire
un ambiente tranquillo e unassistenza adeguata al paziente.
I dati su efficacia e tollerabilità di clozapina,
risperidone, olanzapina e quetiapina negli anziani dementi sono
ancora piuttosto limitati (Drugs Aging 2005; 22: 39-54).
Non sono prevedibili gli effetti di un farmaco sui disturbi
del comportamento del singolo paziente in quanto gli studi clinici
danno solo indicazioni parziali difficili da trasferire nel
contesto assistenziale specifico in cui ogni medico si trova
ad operare.
La riconosciuta importanza di integrare la ricerca con
lesperienza reale della pratica clinica ha motivato lAIFA
ad attivare un sistema di monitoraggio delle prescrizioni di
psicofarmaci in collaborazione con la sezione di Psichiatria
dellUniversità di Verona.
Contraddizioni
In queste osservazioni lAIFA non menziona lutilità
del più costoso citalopram nel trattamento dei disturbi
del comportamento nei dementi, sebbene citi il riferimento bibliografico
che ne segnala lefficacia terapeutica (JAMA 2005; 293:
596-608).
Nelledizione 2003 di Clinical Evidence vengono raccomandati
nella terapia dei disturbi comportamentali dei dementi anche
la carbamazepina e il sodio valproato, i soli due farmaci raccomandati
dallEBM, prescrivibili direttamente dal medico di famiglia
senza il piano terapeutico dello specialista. Ma questi due
farmaci non hanno la specifica indicazione clinica in scheda
ministeriale a causa di una legge obsoleta ma vigente, secondo
cui le indicazioni per la registrazione di un farmaco sono proposte
dal produttore e non possono essere integrate autonomamente
dal Ministero in base alle prove della medicina basata sulle
evidenze. Così lAIFA raccomanda al medico di prescrivere
ciò che non può prescrivere, dato che è
obbligo attenersi alle indicazioni delle schede ministeriali.
Studi di efficacia
Il valproato e la carbamazepina sono efficaci nel controllare
agitazione, insonnia, aggressività e ansia negli anziani
con demenza (Encephale 1999; 25: 169-74).
Il valproato si è dimostrato efficace sia nel controllo
dellagitazione sia nel rallentare la progressione del
declino cognitivo nella demenza di Alzheimer (Adv Drug Deliv
Rev 2002; 54: 1567-77).
Lefficacia e la tollerabilità della carbamazepina
è stata documentata a 400 mg/die in anziani trattati
a domicilio (Am J Geriatr Psychiatry 2001; 9: 400-5) e a 300
mg/die in uno studio randomizzato su 51 pazienti ricoverati
in casa di riposo (Am J Psychiatry 1998; 155: 54-61).
La
demenza negli anziani e il contesto assistenziale |
La
prevalenza di demenze nei soggetti ultraottantacinquenni
è stimata intorno al 30% (N Engl J Med 2004; 351:
56-67).
Nelle case di riposo per anziani si stima che circa il 60%
degli ospiti siano affetti da demenza, di cui i 2/3 di tipo
Alzheimer.
Lingresso in residenze protette di per sé può
causare nellanziano un disorientamento, in quanto
determina la perdita della dimensione individuale e ladattamento
a una dimensione collettiva che comporta condizionamenti,
omologazione con ritmi e orari e spesso anche la perdita
di riferimenti familiari e ambientali abituali.
Questi cambiamenti possono aggravare il disagio conseguente
alle perdite inevitabili nell'età avanzata (perdita
di persone significative, perdita di ruoli sociali, perdita
di sicurezza economica, perdita di riferimenti ambientali,
perdita di autonomia motoria, delludito e della vista),
favorendo la comparsa di disturbi comportamentali. La comprensione
di queste condizioni è necessaria per offrire unassistenza
empatica. Ma essa richiede una specifica formazione ed esperienza
del personale a continuo contatto con gli ospiti e la presenza
di animatori esperti nella gestione degli anziani dementi.
Questa esigenza spesso
si scontra con un contesto in cui lattenzione ai costi
di gestione determina carenze di servizi strutturati e di
formazione del personale ausiliario, che è anche
soggetto a frequente sostituzione da parte di nuovi assunti
inesperti a causa di demotivanti basse retribuzioni e stress
da ritmi e turni di lavoro usuranti.
Per la cura delle demenze sono stati proposti numerosi trattamenti
riabilitativi e tra questi la terapia di orientamento alla
realtà (ROT) ha dimostrato maggiori prove di efficacia
sulla funzione cognitiva (Clinical Evidence 2003; 2: 82-3),
ma non è ancora applicata sistematicamente in tutte
le strutture per anziani. La valutazione e il monitoraggio
clinico dei dementi mediante Rating Scales consente
una comparazione standardizzata del quadro clinico in tempi
differenti.
Per i pazienti con demenza vengono istituiti allinterno
delle residenze protette più organizzate i nuclei
Alzheimer, reparti specializzati nellassistenza e
riabilitazione dei dementi. |
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