M.D. numero 17, 11 maggio 2005

Focus on
Il balletto della spesa farmaceutica
di Monica Di Sisto

La spesa pubblica per i farmaci scende un po’, quella a carico dei cittadini sale e come sempre i medici di famiglia
sono tirati in ballo.

Nei primi due mesi del 2005, secondo gli ultimi dati elaborati da Federfarma, la spesa netta a carico del Ssn si è ridotta del 3.4% rispetto al primo bimestre 2004, fissandosi a circa 1.933 milioni di euro.
In particolare - si legge in una nota di Federfarma - si registra un incremento del numero delle ricette del 3% rispetto al primo bimestre 2004: nei primi due mesi del 2005 sono state circa 81 milioni, in media 1.4 per ogni cittadino italiano. Gli occhi del legislatore, dunque, rimangono puntati su Mmg e specialisti, perché la diminuzione del valore medio della ricetta dipende dalle riduzioni selettive dei prezzi dei farmaci, ma anche dallo sconto del 4.12% sul prezzo al pubblico, posto dal giugno scorso a carico dell'industria, e non da una più oculata gestione dei farmaci da parte dei medici prescrittori. Senza dimenticare che si deve registrare un forte incremento della vendita dei farmaci agli ospedali, sul quale sicuramente incide la scelta fatta da molte aziende Asl di procedere alla distribuzione dei farmaci in ospedale nella fase del post-acuto.

L’ospedale spende troppo, ma il territorio ancor di più
L’acquisto e la distribuzione più o meno in proprio di farmaci da parte di Asl e ospedali è un mercato che ha un valore complessivo di 3,55 miliardi nel 2004, con una crescita del 10.1% rispetto all'anno precedente. Ims Health, il più importante istituto di rilevazione dei consumi farmaceutici mondiali, in collaborazione con le farmacie ospedaliere e i rappresentanti dei farmacisti ospedalieri (Sifo), ha analizzato i flussi di spesa registrati dalle singole strutture pubbliche e ha scoperto che, sui 3,55 miliardi di spesa totale nel 2004, i consumi in corsia valgono 2,29 miliardi.
La parte restante (1,26 miliardi) approda invece sul territorio e resta la meno governabile. La spesa farmaceutica territoriale ha fatto registrare nel 2004 la crescita più rilevante degli aumenti (+16.8%), mentre i consumi di farmaci negli ospedali sono rimasti più stabili (+6.7% di spesa).

Nel bimestre 2005, inoltre, per i farmaci sottoposti a note limitative si registra un lieve aumento del numero delle confezioni (0.3%), al quale si accompagna un più consistente aumento (4.9%) della spesa. Le note - ricordano i farmacisti - sono state variate in novembre. I farmaci con nota hanno quindi oggi un prezzo medio più alto di quello registrato dai farmaci con nota nel primo bimestre 2004.
Dunque, sempre secondo Federfarma, la spesa 2005 potrà essere in linea con il finanziamento previsto, e con le stime espresse dall'AIFA, soltanto se non si verificheranno problemi sanitari particolari e in assenza di forti modifiche normative, opzione tutta da verificare, stante la perdurante criticità delle condizioni dei conti pubblici per i quali, in particolare negli ultimi due anni, il comparto farmaceutico ha funzionato un po’ da salvadanaio d’emergenza.

La versione dei pazienti


Secondo le associazioni dei pazienti, però, il vero salvagente per la salute pubblica è stato rappresentato in realtà dalle tasche dei cittadini, che la finanziano per una cifra che ha toccato circa i 24 miliardi di euro nel 2004. L’Osservatorio Terza Età (OTE) ha condotto una ricerca sull’andamento del comparto partita nel 1990, quando la spesa sanitaria media UE era pari al 7.4% del prodotto interno lordo, con punte minime nel Regno Unito (6%) e massime in Francia (8.6%), mentre il nostro Paese era allineato alla media (7.4%).
Per notare la differenza tra la spesa a carico dello Stato e quanto pagano i cittadini, bisogna tenere presente - sostiene l’OTE - che l'incidenza della spesa sanitaria pubblica sul Pil è cresciuta in quasi tutti gli Stati europei, in particolare, in Germania (8.6%), Svezia (7.9%) Francia (7.4%), mentre in Italia, il rapporto rispetto al prodotto interno lordo non ha evidenziato alcuna variazione sostanziale: era pari al 6.4% nel 1991, ha toccato un valore minimo del 5.2% nel 1995 ed è risalita, tornando al 6.4% l’anno scorso.
Mentre la popolazione anziana cresce trascinando in alto la domanda di sanità, lo Stato, non aumentando le risorse a disposizione del settore, ha costretto i cittadini ad aumentare la spesa privata, che nel 1991 era pari al 17.5% della spesa complessiva (60,9 mld), mentre nel 2004 ha superato il 22.5% dei 107 mld spesi in totale in Italia per la salute.
Quindici anni fa ogni famiglia spendeva in media 690 euro l’anno. Nel 2004 l'esborso medio è stato di 1.102 euro (+60%). E ancora, mentre nel 1991 lo Stato spendeva 47,3 mld di euro per assicurare la salute ai suoi cittadini, l'anno scorso il Ssn ha sborsato 86 mld di euro, quasi il doppio in valore assoluto. Gli italiani hanno quindi dovuto mettere mano al portafogli per una cifra superiore ai 24 mld di euro, cioè due volte mezzo rispetto agli inizi degli anni '90. “L'aumento della spesa per la salute a carico delle famiglie - sostiene Roberto Messina, segretario generale OTE - è decisamente superiore a quello della spesa a carico del Ssn. Secondo le nostre stime, poi, nel 2004, marito e moglie pensionati hanno speso circa 1.480 euro per servizi sanitari e prodotti farmaceutici, cioè il 34% in più di una famiglia media. Da tempo andiamo affermando che la revisione dei prontuari farmaceutici ha creato dei buchi nelle prestazioni, costringendo le famiglie a pagare in proprio”.

La ricetta della partecipazione


In otto mesi di attività, la neonata Agenzia Italiana del Farmaco ce l’ha messa proprio tutta per razionalizzare l’offerta nazionale delle specialità e, d’altro canto, per colmare gli eventuali buchi che il ridisegno del prontuario aveva creato. Complessivamente sono state 301 le specialità medicinali ammesse alla rimborsabilità dall’AIFA. Questo, secondo l’Agenzia è stato possibile grazie allo snellimento delle procedure che hanno consentito di ridurre da 300 a 90 giorni i tempi necessari per la registrazione dei medicinali. L’ultimo via libera dell’Agenzia ha riguardato l'autorizzazione all'immissione in commercio di 94 nuovi medicinali inseriti nel prontuario, dunque a carico del Ssn, tra i quali 62 generici e 10 farmaci innovativi per il trattamento di gravi patologie, garantendo nuove possibilità di cura per i pazienti che non hanno avuto beneficio dalle terapie cosiddette di prima linea.
Ma il punto di crisi del sistema delle risposte terapeutiche, che evidentemente si va affinando, resta la partecipazione dei Mmg nelle scelte a monte del prontuario, che si conferma come essenziale in tutte le esperienze più innovative di distribuzione dei farmaci.
Il problema l’aveva posto chiaramente Mario Falconi, segretario della Fimmg, fin dal varo della nuova AIFA: “Si fatica a costruire un vero sistema, che sappia tener conto delle esigenze e delle competenze di tutte le parti in causa”, aveva sottolineato in un incontro pubblico, alla presenza del direttore dell’Agenzia Nello Martini.
Falconi aveva lamentato, in particolare, che non fossero stati coinvolti nell’AIFA proprio i medici di famiglia, che si trovano poi a gestire concretamente, da un lato, con i cittadini, le scelte in materia farmaceutica, mentre dall’altro sono pressati anche dai controlli della Guardia di Finanza e da una generale tendenza a criminalizzarli.
Antonella Cinque, presidente dell’Agenzia, l’aveva di recente rassicurato in una lettera personale in cui condivideva il principio che “la medicina generale debba essere coinvolta in tutti i processi decisionali assunti dall'AIFA che determinano un impatto sulla attività assistenziale e professionale del medico e, più in generale, sulle linee di sviluppo della politica del farmaco promosse dall'Agenzia”.
Falconi è ritornato sulla questione sottolineando la sua constatazione del fatto che troppo spesso, senza il pieno coinvolgimento dei Mmg, vengono emanate norme che poco hanno a che vedere con la razionalità e molto con la burocrazia assurda a danno di medici e cittadini e senza risparmio alcuno.

Il risparmio dal web passa per il Mmg
“Ogni anno si potrebbero risparmiare 877.880 milioni di euro (circa 1.700 miliardi di vecchie lire) se gli utenti potessero acquistare i farmaci via Internet”. Lo ha sostenuto recentemente Primo Mastrantoni, segretario Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori), che riferisce i risultati di uno studio dell'Istituto scientifico Wido del servizio sanitario tedesco.
“La prescrizione telematica - prosegue il segretario dell’Aduc - sarebbe garantita e il risparmio assicurato, perché gli acquisti riguarderebbero prevalentemente farmaci per la cura di malattie croniche e le medicine arriverebbero a casa dell’utente il giorno dopo o potrebbero essere ritirate dal proprio medico. Contrari, un po’ prevedibilmente, i farmacisti: “il Giappone, ultimo Paese del G8 dove la distribuzione dei farmaci è ancora affidata ai medici
- ha lamentato Giorgio Siri, presidente di Federfarma - ha la spesa farmaceutica pubblica pro capite più alta del mondo. Anche la più vicina Svizzera, che affida la distribuzione dei farmaci anche ai medici, ha la spesa farmaceutica tra le più alte in Europa”. Favorevoli, con i dovuti distinguo, i Mmg: “La costituzione di équipe di medici di famiglia - ha affermato il segretario Fimmg Mario Falconi - ci darà la possibilità di organizzare meglio l’assistenza sul territorio e di scaricare parte del carico burocratico sul personale ausiliario. Gran parte della burocrazia che oggi grava sui medici è inutile: farsi garanti dell'acquisto dei farmaci via Internet, per razionalizzare la spesa farmaceutica senza ‘tagliare’, invece ha un senso”.
“Si tratta di una nuova possibilità che può certo semplificare al paziente l’approvvigionamento di farmaci di uso abituale - ha sostenuto anche Piergiuseppe Conti, presidente dello Snami - tuttavia vanno studiati attentamente i particolari realizzativi, sia per la sicurezza prescrittiva che per il rischio privacy, evitando un ulteriore allontanamento del paziente dal suo medico”.