M.D. numero 17, 11 maggio 2005

Editoriale
Sanità: gioie e dolori del nuovo ministro

Finalmente il governo della sanità ritorna nelle mani di un politico. è stata questa l’affermazione più gettonata
dagli esponenti del comparto sanità, medici e tecnici compresi, a commento del passaggio del dicastero della Salute nelle mani di Francesco Storace, ex governatore del Lazio, uscito sconfitto dalle recenti elezioni regionali. Qualcuno insinua che la reinvestitura di presidente della Regione Lazio sia venuta meno soprattutto per il malcontento inerente alla gestione della sanità.
Se sia vero o meno che il voto sia stato fortemente influenzato da questa problematica è argomento di competenza di esperti politologi. Noi possiamo solo limitarci ai fatti con un occhio rivolto sì al passato, ma con tutta l’attenzione concentrata sul presente. Rispetto al passato si può solo prendere atto che il governo
della sanità del Lazio nell’era Storace è stato connotato da alcune scelte fondamentali: cura Di Bella gratuita, cartolarizzazioni per gli ospedali per fronteggiare il buco ereditato dei debiti pregressi, società-veicolo per ridurre i tempi di rimborsi delle fatture, spesa per i farmaci (438 mln oltre il budget) e deficit della sanità regionale (568 mln nel 2004) tra i più alti del Paese.
Per quanto riguarda il presente ci si può soltanto limitare a registrare le dichiarazioni d’intenti del neo ministro caratterizzate da un impronta un po’ meno “salutistica” rispetto al suo predecessore Girolamo Sirchia e più “sanitaria”. Al primo posto Storace mette la titolarità del suo dicastero a decidere, in perfetta linea con quanto dichiarato nel settembre del 2004: “Della sanità torni a occuparsene il ministero della Salute e non quello dell’Economia”. E con i contratti dei medici da chiudere, la spesa farmaceutica da controllare, le richieste di maggior fondi per la sanità dalle Regioni da espletare, il capitolo risorse non può che essere al centro
dei pensieri del nuovo ministro. Quello delle risorse è in effetti uno dei più cospicui lasciti che Francesco Storace eredita dal Prof. Sirchia. Non è un caso che tra gli ultimi atti dell’ex ministro ci sia stato quello di scrivere a tutti i neo governatori non solo per i formali auguri, ma soprattutto per ricordare che i tempi del nuovo patto di stabilità, firmato a marzo, stringono e le Regioni che non rispetteranno gli accordi perderanno l’accesso agli oltre
7 mld di fondi in più stanziati per il 2005.
Il nuovo ministro può certamente tirare il fiato su Lea e piano sanitario nazionale, ma non può farlo su autosufficienza e governo clinico, sulla necessità di coniugare il federalismo sanitario con l’interesse nazionale e di chiudere le vertenze contrattuali del comparto perché tutti si aspettano risposte in tempi brevi.
E il fattore tempo condizionerà sicuramente il mandato di questo ministero. Un anno a disposizione sembra effettivamente troppo poco per poter tradurre le dichiarazioni di intenti in realtà, soprattutto tenendo conto dell’attuale situazione dei conti pubblici.