M.D. numero 17, 11 maggio 2005

Dibattito
Convenzione: una voce fuori dal coro

Vorrei dire la mia sulla questione relativa alla famigerata nuova convenzione. Sono veramente infastidito dai continui lamenti che provengono da noi medici e sono giunto a una dolorosa conclusione. Sono consapevole di essere probabilmente una voce fuori dal coro, ma prima di esporre il mio pensiero sono necessarie alcune considerazioni preliminari.
Penso che a nessuno sfugga che in un sistema democratico ogni istituzione abbia il compito di svolgere la funzione per la quale è stata concepita. Il Governo, derivazione del voto popolare, e i dicasteri competenti hanno il compito di amministrare il Paese. Per i medici, tuttavia, la gestione dei fondi sembra essere una questione secondaria.
Sarà perché la materia economica non è oggetto di studio universitario, sarà perché siamo ancorati a una visione della realtà finalizzata a salvaguardare la salute (bene inestimabile), ma di fatto sembra che i medici dimentichino l’importanza dell’oculata gestione del vile denaro, nonché la voragine del debito pubblico che questo Paese deve colmare.

L’esigenza di contenere i costi


Credo inoltre che tutti siano consapevoli del fatto che gli strumenti sempre più sofisticati, i farmaci innovativi e costosi, l’esigenza doverosa di poter realizzare un’efficace prevenzione su tutta la popolazione assorbiranno sempre più risorse.
La necessità pertanto di tutti Governi è e sarà quella di razionalizzare la spesa sanitaria evitando gli sprechi. Tutto ciò porta e porterà ancor di più in futuro a condizionare il nostro lavoro di Mmg, mediante l’uso di dispositivi di controllo di spesa. È falso però sostenere che ciò precluda la nostra autonomia prescrittiva, il nostro operare secondo scienza e coscienza. Dovremo solo abituarci, e con noi i cittadini, da sempre poco propensi a considerare la scala delle priorità, che ci saranno alcune prestazioni “mutuabili” e altre no.
Sarà quindi necessario fare scelte impopolari per non essere antipopolari, poiché se le risorse saranno troppo “disperse” il rischio sarà di curare poco e male.
Un lungo e forse inutile preambolo, ma necessario per giungere al vero nocciolo della mia riflessione. La vera questione relativa alla nuova convenzione in medicina generale non è l’organizzazione del servizio sul territorio, questo infatti è di pertinenza del Governo e al riguardo i medici hanno né più né meno lo stesso diritto di critica di tutti gli altri cittadini. Ma in merito alla realizzazione di tale organizzazione non si può tacere sull’intrusione delle nuove norme nella libera professione. Per esempio, la medicina di gruppo oggi, peggio ancora le UTAP domani, non potranno essere realizzate solo in virtù della buona volontà dei singoli medici che prima devono associarsi, poi riunirsi in “rete”, poi in gruppi e quindi realizzare le UTAP. Ci sono, e lo sappiamo bene, un’infinità di problemi e non solo di carattere logistico, burocratico ed economico, ma anche fiscali che rendono defatigante raggiungere quegli obiettivi. Riguardo alle norme introdotte nel rapporto libero professionale neppure entro nel merito, si commentano da sole.
La questione più spinosa sembra essere inerente la rappresentatività. Se è vero, come sembra essere, che un altissimo numero di Mmg è contrario all’accordo, allora i sindacati avrebbero dovuto prenderne atto e agire di conseguenza, ma in questo Paese sono ben poche le persone che raggiunta la “poltrona” sono disposte a mollarla. Motivo per cui penso che l’unica via a mio parere auspicabile affinché i medici conquistino una rappresentatività reale è che entrino finalmente nell’agone politico. Pochi sono coloro che partecipano direttamente o indirettamente alle scelte politiche, mentre sono moltissimi quelli che, senza aver mosso un dito, criticano, sempre, e a posteriori. Questo malvezzo è oramai inaccettabile.

La necessità di una scelta

In una vera democrazia per dar corpo alle idee, avanzare proposte e non subire i diktat bisogna organizzarsi e contarsi, già, perché importanti sono i numeri. Le buone idee se non sono supportate da un ampio numero di persone che le condividono restano solo fantasie e nulla di più. Se viceversa le decisioni continueranno a esser prese da pochi, allora è possibile che dietro ad accordi come quelli appena sottoscritti ci siano interessi di lobby.
Il dubbio è legittimo: basta riflettere sulle diatribe tra sindacati, ministro della Salute e FNOMCeO. Forse in questo Paese più di qualcuno soffre di conflitti di interesse! Convinciamoci che per non essere schiacciati da chi pur legittimamente comanda, o da chi inadeguatamente ci rappresenta, dobbiamo iscriverci ai sindacati.
Ognuno scelga a quali aderire, poi però li controlli attentamente, partecipi alle loro decisioni facendo sentire la propria voce soprattutto se si hanno idee contrarie e, se necessario, alzarla tanto più quanto più vorrebbero farci tacere. Solo col contributo di tutti e il consenso della maggioranza si può sperare di percorrere la strada giusta per il bene comune.

Paolo Personeni
Medico di medicina generale, Milano