
M.D.
numero 15, 27 aprile 2005
Pratica
medica
Un raro caso di edema della papilla ottica
di Leonardo Trentadue - Medico di medicina generale, Ferrandina
(MT)
Unassistita
trentaseienne, sposata e con due figli, richiede una visita
domiciliare urgente. Al domicilio trovo la paziente in preda
a vertigini, difficoltà respiratoria, slivellamento
della coscienza di pochi attimi con retroversione della
lingua, seguito da parestesie allarto inferiore sinistro
e quindi parestesie allarto superiore omolaterale.
Di fronte a questo preoccupante quadro clinico, richiedo
il ricovero urgente. |
Storia clinica
La
paziente soffre di scoliosi idiomatica lieve sinistro-convessa
del segmento lombare. Quattro anni fa fu ricoverata in ospedale
per improvvisa astenia diffusa e dizziness. La TAC del cranio
non rilevò alcuna alterazione e ci fu la risoluzione
della sintomatologia dopo circa quattro giorni. Dopo due anni
si verificò un altro episodio di parestesia brachio-crurale
sinistra, ma la paziente non eseguì accertamenti. Recentemente
ha sofferto di enteropatia calcifica a livello dellaponevrosi
plantare e del tendine dAchille bilateralmente.
Ricovero ospedaliero e probabile diagnosi
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Esami
ematochimici: iperfibrinogenemia, lieve aumento della VES
e dei globuli bianchi.
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Esame
obiettivo neurologico: Romberg positivo con retropulsione;
livellamento con recupero al Mingazzini; ipoestesia tattile
superficiale e vibratoria brachio-crurale sinistra; sfumata
vivacità dei riflessi osteo-tendinei; alluci in flessione;
incertezza sia nella prova indice-naso sia calcagno-ginocchio
a sinistra senza dismetria; deficit della coniugazione dello
sguardo verso destra e in alto, senza deficit delloculomozione
estrinseca.
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EEG
in veglia: nessun elemento di chiaro significato patologico.
La diagnosi provvisoria è di possibile lesione tronco-encefalica-cerebellare
in verosimili ripetuti episodi tipo Tia.
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Nuovi
esami ematochimici: prove di coagulazione, immunoelettroforesi
proteica, anticorpi antifosfolipidi, anticardiolipina, antitrombina
III, lupus like coagulant, troponina, T3, T4, TSH, dosaggio
vitamina B12 e folati: nella norma.
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RMN
dellencefalo: nulla da segnalare.
La
paziente viene dimessa unicamente con terapia a base di aspirina
100 mg/die.
Nuovi sintomi
Dopo circa un mese e mezzo, la paziente avverte un dolore emicranico
destro, associato a fotofobia. Dispongo ulteriori controlli
ematochimici e nuovi accertamenti neurologici.
Il
neurologo sospetta unemicrania emiplegica e prescrive flunarizina
5 mg una cpr al mattino. Inoltre decide di indagare a livello
ipofisario e dispone una RMN della sella turcica, che risulta
nei limiti della norma, ma il riscontro di iperprolattinemia spinge
lo specialista a prescrivere cabergolina 0.25 mg una cpr alla
settimana.
Ora la situazione è alquanto confusa: le due RMN eseguite
con tecniche differenti a distanza di sei mesi richiedono uno
studio specialistico particolareggiato.
Decido di inviare i due esami a un collega specializzato in radiologia
e neurologia.
Anche per il collega il caso è complesso: gli è
sembrato di intravedere nel contesto ghiandolare delladenoipofisi
una piccola lacuna di tipo microadenomatoso e ciò sarebbe
avvalorato dal rialzo della prolattina. Inoltre sembra che ci
sia in una delle due indagini una tendenza allerniazione
intrasellare della cisterna ottico-chiasmatica. Sicuramente è
presente una dilatazione degli spazi meningei periottici a carico
di entrambi i nervi ottici, ma più evidente a sinistra.
Il collega conclude sconsigliando, perché troppo azzardata,
lipotesi di una decompressione chirurgica.
Con questo piccolo dato sicuro, mi attivo per ricoverare
la paziente in una struttura specialistica universitaria.
Siamo in dirittura finale: la diagnosi definitiva è pseudotumor
cerebri da edema bilaterale della papilla ottica.
Intervento e decorso clinico
Si procede alla decompressione chirurgica della guaina del nervo
ottico dellocchio sinistro. Lintervento riesce bene,
senza le temute complicanze (emorragie, ematoma orbitario, infezioni,
calo del visus, diplopia, irregolarità della pupilla e
amaurosi).
Attualmente la paziente è in buone condizioni e assume
acetazolamide 250 mg una cpr al giorno.
Intervento
e decorso clinico
Il
caso presentato è uno di quelli complicati, in cui il ruolo
del medico di famiglia si esplica non solo nelle prime fasi di
sospetto diagnostico, ma anche in itinere, quando, in piena confusione,
è necessario prendere la strada giusta per giungere a una
diagnosi appropriata.
Nel rumore di fondo della sintomatologia iniziale è ovvio
che il medico di famiglia non possa che ricoverare la paziente,
ma poi, quando anche le diagnosi specialistiche e ospedaliere
permangono nebulose, è necessario che egli prenda in mano
la regia delle operazioni, facendo interagire le varie figure
professionali per poter rischiarare gli orizzonti diagnostici
e arrivare nel più breve tempo possibile alla giusta meta,
che è sempre la guarigione del malato.
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