M.D. numero 15, 27 aprile 2005

Focus on
ACN: la disputa continua a colpi di referendum
di Monica Di Sisto

Lo Snami persevera nella sua linea contro la nuova convenzione e indice un referendum tra i Mmg.
Gli altri sindacati protestano contro l’iniziativa e rilanciano

Un attacco alla democrazia sindacale? È questa la domanda che si è insinuata dopo l’approvazione dell’accordo per la medicina generale malgrado non sia stato sottoscritto da tutte le sigle sindacali dei Mmg partecipanti alla trattativa. Da qui l’esigenza, come è stato dichiarato dal sindacato non firmatario (Snami), di indire un referendum per tutelare i propri iscritti, ma anche tutti i medici da una prassi definita non appropriata. Sull’altro fronte forze sindacali numericamente più rappresentative in senso assoluto nel Paese accusano il sindacato “dissidente” di una reazione impropria e lesiva di un accordo che, nonostante le maggiori acquisizioni possibili a livello regionale e aziendale, è contestato a prescindere con “campagne-truffa di marketing sindacale”. L’ennesima bufera scatenata dall’approvazione del nuovo ACN lascia i Mmg sempre più perplessi e scontenti, da un lato perché continuano ad avere difficoltà nel comprendere il nuovo dispositivo convenzionale, dall’altro perché si sentono molto più soli nella contrattazione locale stante l’alta conflittualità che indebolisce il fronte dei Mmg sui tanti tavoli che dovrebbero partire al più presto e invece oggi stentano a prendere il via.

Il conflitto non si placa


“La democrazia dei sondaggi è l’antitesi del sindacalismo. Il referendum una strana novità - ha dichiarato Salvo Calì, segretario nazionale della Cumi-Aiss e presidente di Federazione Medici-Uil - comunque le regole del gioco non si cambiano quando si perde. Le osservazioni della Corte dei Conti sono state un atto dovuto, era necessario infatti chiarire alcuni aspetti del testo firmato dalle parti sociali. Ora bisogna andare avanti. Dobbiamo prepararci alle sfide di una trattativa regionale che si prospetta difficile, dato che questa è una convenzione ancora di transizione. Questo accordo ha delle potenzialità, quindi mettiamo da parte le polemiche e le demagogie di questi mesi e confrontiamoci nell’interesse dei medici e dei cittadini”.
“Nessuno ha voluto cambiare le regole del gioco - ha dichiarato Roberto Carlo Rossi, segretario nazionale Snami - si è voluto dare voce a tutti i medici mediante un referendum, spiegando il nuovo ACN. Se, come dice il collega Calì, nessuno ha mai pensato di chiedere un referendum, vorrei ricordare che in un Paese dall’antica democrazia come il Regno Unito, la British Medical Association sottopone la proposta di contratto ai medici che lo votano o meno. Potrebbe essere addirittura un metodo di democrazia diretta ed essere introdotto per i prossimi contratti. Inoltre non è un affare privato tra i due maggiori sindacati, ma interessa tutti i medici e non si capisce perché trovare forme nuove di espressione democratica da parte della categoria crei reazioni anche piuttosto scomposte”.
“Il nostro referendum segue i sondaggi di diverse testate giornalistiche - ha spiegato il Presidente Snami Piergiuseppe Conti - che hanno decretato lo scarso gradimento dei medici nei confronti della nuova convenzione”.
I Mmg potranno votare fino alla fine di aprile. “Ci aspettiamo un’altissima partecipazione al referendum e un risultato schiacciante contro la convenzione - ha spiegato Conti - e contro chi la vuole imporre. I medici sapranno rimandare al mittente un accordo iniquo in alcune sue norme e assolutamente insoddisfacente riguardo la parte economica. Questa iniziativa permetterà a tutti i medici di famiglia di esprimere il proprio parere sulla convenzione e risponderà a coloro che hanno affermato che lo Snami crea turbative a chi farebbe gli interessi dei medici”.
Nel frattempo continuano i sondaggi sull’argomento. Visto che sul gradimento dell’accordo i responsi non si sono contraddetti, un recente sondaggio ha cercato di verificare se la presa di posizione dei Mmg poggiasse su di una reale conoscenza del testo convenzionale. Il risultato di tale indagine è stato che il 29.2% dei medici di famiglia ha dichiarato di aver letto tutto il testo, a loro si aggiunge un altro 35.8% che ne ha letto solo una parte. A conti fatti il 65% dei medici è abbastanza informato sui contenuti della convenzione. Il 14.6% non ha letto nulla del testo, ma ne ha sentito parlare da colleghi e riviste di settore. Totalmente disinteressati alla questione il 20.5% dei medici che non hanno né letto il testo, né si dicono incuriositi.

Le reazioni della Fimmg


L’iniziativa referendaria ha scatenato dure reazioni da parte della Fimmg e il conflitto tra i due sindacati si è riacceso.
“È arrivato a me, come credo a molti altri medici - ha spiegato in una nota Mario Falconi no, il segretario nazionale della Fimmg - un coupon, apparentemente proveniente da una sigla sindacale, che rappresenta la dimostrazione di come il pozzo delle bugie, delle falsità e del qualunquismo sia senza fondo. Sono riuscito a bloccare il nostro giornale, già in spedizione. Nei prossimi giorni, quando arriverà a tutti i 50 mila medici, recherà un box di prima pagina dal seguente contenuto: È ora di finirla! La più ignobile campagna di marketing sindacale.
È stato promosso un referendum-truffa, fondato su una serie micidiale di falsità che avevamo già confutato, punto per punto, nel precedente numero del nostro giornale, nella speranza che ‘qualche collega distratto’ potesse cadere nell'indecoroso tranello. Evidentemente qualcuno aspira a diventare libero professionista puro senza convenzione alcuna. Auguri!”.
“Comincio ad avere il forte sospetto - ha continuato Mario Falconi nella stessa nota - che in un’operazione di tal genere, piuttosto costosa, i promotori referendari non siano soli: ma questo sarà argomento di discussione nelle sedi competenti. I nostri legali ritengono che siano state violate alcune norme di legge e sarebbe opportuno che vi attiviate, contattandoci, per essere tra i primi a promuovere azioni giudiziarie”. Si contesta, infatti, una presunta violazione della privacy commessa con l’utilizzazione degli indirizzi privati dei Mmg per l’invio delle lettere.
Falconi, però, entra anche nel merito e, innanzitutto, rigetta la condanna della parte economica, presentando i propri numeri a contestazione di quelli in precedenza diffusi dallo Snami. “L’unica interpretazione possibile di questa iniziativa, oltretutto costosa e complessa, è che si voglia promuovere la libera professione dei medici di famiglia - ha affermato Falconi - senza più garanzie né per i medici né per i cittadini”.
Il segretario Fimmg critica la linea Snami punto per punto per tutti i 12 punti di contestazioni contenuti nella cartolina-referendum. Tre gli argomenti principali di dissenso: “innanzitutto - precisa Falconi - i Mmg non perderanno il 20% della retribuzione se non aderiranno alle linee guida e agli obiettivi di budget, anche perché la definizione degli obiettivi e dei percorsi assistenziali - ha specificato - sarà oggetto della contrattazione a livello decentrato e potrà essere motivo di incentivazioni”.
L’adesione alle forme associative complesse (Utap) rimane non obbligatoria, “essendo in facoltà dei medici - chiarisce Falconi - di realizzarle o meno. L’unico obbligo, già contemplato anche nel 270/2000, è relativo all’adesione alla équipe territoriale, ove essa venga sperimentata. Resta inteso che queste sperimentazioni dovranno essere contrattate a livello regionale, sia nella parte economica che in quella normativa”. “Anche l’invio telematico del certificato Inps - ribatte Falconi - non è contemplato in nessuna parte della convenzione. Se il Governo o le Regioni avranno necessità di rendere operativa questa procedura occorrerà discuterne a lungo”. La risposta alle accuse della Fimmg non si è fatta attendere. Il presidente onorario Snami, Roberto Anzalone ha rilanciato con una lettera aperta a tutti i Mmg dal titolo eloquente: Quando non si hanno argomenti si passa all’insulto: che tristezza!
Ma c’è chi non ci sta alla monopolizzazione del dibattito. Una lettera arrivata a M.D. dal SiMi, una realtà sindacale più piccola e localizzata essenzialmente in Lombardia, infatti, tiene a sottolineare che SiMi “è da sempre contrario a tutta la burocratizzazione che è stata fatta del lavoro del medico, è contrario alla carta regionale dei servizi, è contrario al medico ragioniere; da sempre chiede solo che il medico possa fare il medico non della struttura o dell'Asl ma della persona, di quel ‘paziente’ che non è mai citato nell'accordo collettivo nazionale”.
Lo stallo delle trattative a livello locale, prolungato anche dagli scontri sindacali, non fa che esasperare gli animi dei Mmg che non trovano ancora conferma o dis-conferma ai propri timori rispetto alla nuova convenzione, ma nemmeno possono cogliere i benefici dei rinnovi tariffari che da essa sono essenzialmente legati alla progettualità regionale. Deporre le asce di guerra e battersi per un livello locale dell’accordo sindacale più definito nei progetti e negli investimenti sembra un’esigenza condivisa dalla maggior parte dei medici di famiglia: il fronte sindacale saprà essere di nuovo compatto di fronte ai nuovi Governatori, per sostenere e promuovere quel rilancio della professione che al momento rimane ancora confinato sulla carta?