M.D. numero 14, 20 aprile 2005

Editoriale
La difficile tenuta del servizio sanitario

Non si deve continuare a denigrare il Servizio sanitario nazionale per fini politici, perché fa male non tanto
al Governo, nazionale o regionale che sia, ma ai cittadini creando sfiducia. È questo l’invito che il ministro della Salute Girolamo Sirchia ha rivolto alle opposizioni prima dell’appuntamento elettorale, forte del rifinanziamento al rialzo del Fondo sanitario nazionale che lo ha portato al 6.3% del Prodotto Interno Lordo, contro il 5.5% di 10 anni fa.
Eppure questo sistema, che comunque si sta dando strumenti di lavoro importanti come contratti, convenzioni, diversi Piani strategici e si pone il problema di disporre di un flusso di capitali adeguato e costante, sconta “picchi e depressioni”, come li ha definiti lo stesso ministro della Salute, che rischiano di metterlo costantemente in discussione. L'introduzione dei ticket, l'aumento delle liste d'attesa, l'aumento della spesa a carico delle famiglie,
il contratto dei medici che non viene rinnovato da 38 mesi, il blocco degli investimenti nella ricerca e nell'edilizia sanitaria, la cartolarizzazione della rete ospedaliera a fronte dell’insostenibilità dei costi di gestione: sono alcune delle piaghe storiche del Ssn italiano contro le quali ancora nessuna maggioranza di governo è riuscita a misurarsi con successo in tutto il territorio nazionale.
L’Accordo del 23 marzo scorso tra Stato e Regioni cerca di dare risposte di sistema al rischio “ordine sparso”, accentuato dalla riforma della Costituzione in senso federalista.
Garantire un flusso informativo adeguato e diretto alla Cabina di Regia del Ssn, rimessa in pista per le necessità di governo, è la prima misura di salvaguardia messa in campo. Prevenzione, aggiornamento, percorsi diagnostici e terapeutici uniformi, oltre alla tenuta dei conti, come condizioni per portare a casa tutti i fondi della Sanità sono un secondo passo importante.
Ma l’“emergenza Livelli essenziali di assistenza” è la più difficile a risolversi, e per monitorarla viene messo in pista l’ennesimo organismo di controllo: un Comitato paritetico permanente per la loro verifica, istituito presso il ministero della Salute, con 4 uomini del dicastero, 2 dell’Economia, uno del dipartimento Affari Regionali e 7 delle Regioni, che si avvale dell’Agenzia per i Servizi sanitari regionali e delle informazioni del sistema informatico per tenere sotto controllo il Sistema Italia.
Ma giocare su più tavoli sarà davvero la giusta soluzione? E ci saranno abbastanza giocatori, con le idee sufficientemente chiare, per occupare proficuamente tutte le nuove poltrone disponibili?